JUVENTUS MAROTTA / TORINO– L’amministratore delegato della Juventus, Beppe Marotta, in un’intervista rilasciata a Juventus Channel ha spiegato da dove si è partiti per costruire una squadra vincente, che almeno in campionato non sembra avere rivali: “Sono state fatte delle profonde analisi di quelle che erano le situazioni alla Juventus. Devo dire che il mio arrivo è una conseguenza di quello di Andrea Agnelli, che ha dato un’impronta importante al processo di rifondazione, perchè aveva dalla sua il fatto di portare un grande senso di appartenenza e di continuità, ma anche un entusiasmo tipico dei giovani, però accompagnato da una buona preparazione d’impreditorialità ed esperienza calcistica avendo frequentato gli spogliatoi con il papà Presidente e con lo zio Presidente, quindi aveva sicuramente una sua infarinatura. Quindi, la costruzione di una squadra vincente è stata possibile avendo una società forte alle spalle. Abbiamo proceduto a creare un modello di riferimento, partendo da un cambiamento che nulla aveva a che fare col biasimare quello che era stato fatto prima, ma forse un ciclo era terminato, provvedendo a cambiare figure semplici come possono essere quelle dei magazzinieri, fino ad arrivare a quella di crearne delle nuove nell’area tecnica, commerciale e amministrativa. Questo è stato il primo compito, che ha dato l’imput per una nuova ricostruzione di quello che poi è un “core business” di una società, cioè giocare a calcio, fare del calcio attraverso l’utilizzo di una squadra di calciatori, tant’è che nell’arco di tre anni i giocatori in entrata sono stati addirittura trenta. E’ chiaro che se si arriva a un così elevato numero evidentemente ci sono stati degli errori. Ma abbiamo cercato di costruire nel tempo un modello calcistico di riferimento, partendo naturalmente dal leader. E devo dire che questa è stata un’ottima intuizione da parte di Andrea Agnelli, da noi supportata, che ha portato un ex calciatore, capitano, con una juventinità molto pronunciata e comunque un allenatore che aveva dalla sua una spiccata personalità e che diventava nel contempo un grande motivatore. E poi la scelta di quello che era il suo principio d’ispirazione da un punto di vista tattico e la composizione composizione di una rosa che si adattava a questo”.
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