Calcioscommesse, parla Masiello: ”L’autogol in Bari-Lecce? Non era voluto”

Andrea Masiello (getty images)

 

Andrea Masiello, uno dei principali protagonisti del caso calcioscommesse, parla alla Gazzetta dello Sport. ecco alcune delle sue parole: ”Avevo ammesso le mie responsabilità, parlato degli Zingari, delle pressioni dei tifosi. E restava quella gara. I magistrati erano convinti che l’avessi fatto apposta, ho spiegato diverse volte che non era così. Poi ho detto “sì”. Forse per sfinimento. Ha presente l’azione? Un vero disastro. Ma secondo lei uno che vuol fare un autogol fa questo cinema? Chi ha giocato anche in Terza categoria sa che è impossibile. Se volevo far male alla mia squadra c’erano altri modi. Rivedetevi la gara: nel primo tempo salvo un gol con una rovesciata. Quel derby l’ho giocato sul serio. Le cazzate le ho fatte prima e dopo. E i soldi avuti per comprare il derby? Non li ho presi. Certo, ho assecondato Giacobbe e Carella (arrestati con lui, ndr). Mi dicevano “ci sistemiamo”. Carella aveva contattato quelli del Lecce facendogli credere che potevano comprare la sfida. In estate siamo andati da loro: ho detto che l’autogol era vero. Ci sono stati mesi in cui non riuscivo a dormire. Dopo i primi arresti, vivevo nel terrore. Sapevo che Bellavista poteva raccontare dei fatti di Bari, quando venivano in molti a chiederci di combinare le partite per le scommesse. Ero un bamboccione e non capivo quello che stavo facendo. La consideravo una bravata, ma senza conseguenze. E perché nel calcio c’è una mentalità distorta che ti porta a ragionare in modo sbagliato. Diventi un eroe se non parli, se racconti la verità sei un ignobile. Il calcioscommesse non è solo Paoloni, Masiello, Gervasoni, Carobbio, Doni. E’ molto, molto di più. Futuro? Tornare in campo. Mi alleno ogni giorno con l’aiuto del preparatore Marco Terzi, poi gioco con amici due volte a settimana. Certo, mi manca il gruppo, la vita di squadra e il resto. Non voglio togliermi questa speranza. Ho l’età e le motivazioni per recuperare il tempo perduto: credo di poter giocare di nuovo in A. Adesso il minimo che posso fare è chiedere scusa a tutti i tifosi, iniziando da quelli del Bari e dell’Atalanta. E soprattutto al presidente Percassi che aveva riposto in me grande fiducia. Questa storia mi ha fatto crescere. Ora sono un uomo. Si concedono nuove opportunità anche a chi ha commesso sbagli molto più pesanti del mio, perché non dovrei averle io?”.

Marco Orrù

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