Il 2006 e’ stato un anno storico. Nel bene e nel male. La Juventus in serie B, la prima volta nella sua gloriosa storia, retrocessa per volere di chi, forse, sapeva di non poter mai superarla in fascino, fama e titoli. E’ stata una ferita dolorosa, pagata a caro prezzo, ma fortunatamente superata, da chi, come la Vecchia Signora, ha un Dna vincente. Anni duri, anni complicati. Come spesso accade, pero’, tutto torna normale, la storia si ripete, e la Juve torna a vincere, a divertire e a scrivere storia, ancora una volta con un Agnelli alla guida. Da Gianni ad Andrea. Domenica sera allo Stadium di Torino, e’ andata in scena quello che dal grande Gianni Brera fu definito derby d’Italia, chiamato cosi perche’ le due compagini erano le piu’ vincenti, ma adesso, non ce ne voglia il grande maestro, non ha piu’ motivo di essere definito cosi. Infatti si e’ avuta l’ennesima dimostrazione di superiorita’ in campo e fuori da parte dei bianconeri nei confronti di un’ Inter piccola e confusa. Una partita dominata dalla squadra di Conte, cosi come tanto e’ stato il dominio in questi anni, il tutto figlio di una programmazione da parte della societa’, che e’ stata capace di costruire una squadra unita e competitiva, senza tralasciare le prospettive future. Gli avversari parlano sempre di favori, aiutini e sistema, e ci si dimentica dei danni che la Juventus ha dovuto subire a causa della presunta Calciopoli. In campo e fuori si e’ avuta la dimostrazione di quanto i bianconeri siano superiori. Lo stile, il blasone, tutto e’ tornato luminoso e raggiante. Acquisti azzeccati, un condottiero in panchina, societa’ solida e giocatori disposti a ridursi l’ingaggio pur di vestire la maglia bianconera, esempio lampante Osvaldo, che ha fatto carte false, abbassandosi drasticamente lo stipendio, pur di avere la possibilita’ di giocare con la Juventus. Spesso in casa nerazzurra in questi anni si e’ fatto riferimento al mitologico triplete, vivendo di vanagloria. Sono infatti passati appena quattro anni e sembra un racconto amarcord. Molti forse si dimenticano che Moratti non avrebbe mai messo in bacheca tutti quei trofei se non ci fosse stato quell’anno maledetto, o forse, col senno di poi benedetto, il famigerato 2006. In Italia la cultura sportiva ha insegnato che bisogna sempre sospettare delle vittorie altrui, ma quando non si amette la forza di chi vince, e di chi ha la capacita’ di ritornare grandi, come la Juventus ha fatto, beh allora qui si cade in una ridicola ignoranza, natura che appartiene ai perdenti. Elogiatela questa Juventus, imitarla sarebbe un bene…..per tutti.
Giovanni Remigare
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