DE SANCTIS ROMA JUVENTUS – Scoppia nuovamente e in maniera fragorosa la polemica Roma-Juventus, innescata ancora una volta dalla parte giallorossa. Dopo le parole di Totti e la sviolinata di Rudi Garcia, arriva un altro incredibile attacco, stavolta da parte di Morgan De Sanctis, ex bianconero. Queste alcune parole rilasciate a La Gazzetta dello Sport che hanno del clamoroso: ”Dico che i vincitori dovevano abbassare i toni e invece è stato il contrario. Io dico che discutere non è negativo. Il calcio vive di polemiche e teatralità. Con 20 anni di calcio alle spalle, Totti ha fatto bene a parlare dopo il match. Bisogna saper perdere, ma si fa fatica ad accettare certe decisioni perché si ha la sensazione di non giocare ad armi pari”.
Il secondo attacco è in risposta alle parole di Buffon ed è ancora più pesante: ”Io e Gigi siamo anziani e forse stiamo perdendo la memoria. Lui poi in carriera ha avuto molti più successi che delusioni. I giocatori della Juve sbagliano a sentirsi perseguitati. Sono uguali agli altri e si comportano alla stessa maniera: l’unica differenza è che in Italia vincono spesso. Come dicono a Torino? “Vincere non è importante: è l’unica cosa che con ta”. Dovrebbero aggiungere: “E non ci interessa tanto come”. Non parlo di furti, intendo dire che dovrebbero ammettere di essere stati fortunati e non trincerarsi dietro la tesi dell’accerchiamento. Io a Gigi posso insegnare come si perde; un giorno però spero di potergli insegnare anche come si vince”.
De Sanctis torna anche sulla Supercoppa italiana del 2012 quando giocava col Napoli: ”È l’amarezza più grande della carriera. Anche quella una pagina non bella del calcio italiano”.
La domanda del giornalista della Gazzetta è sul suo passato alla Juventus, negli anni delle polemiche contro l’Inter per quel famoso contatto Iuliano-Ronaldo. De Sanctis dice: ”Che cosa pensavo in quei giorni? Che la sudditanza psicologica esiste. Nel l’Udinese devi accettare cose che non sempre si verificano ma non ti sorprendono. Con Napoli e Roma si verificano meno. Sulla Juve occorre fa re una valutazione generale: tutto quello che ha vinto nel calcio italiano non è proporzionale a quello che ha vinto all’estero. Ed è un qualcosa che fa riflettere…”.
Infine, un giudizio sugli arbitri: ”Premesso che, con le giuste limitazioni, so no favorevole all’introduzione della moviola in campo, credo che il ruolo dell’arbitro sia il più difficile. Prima di Calciopoli la classe arbitrale era poco libera nei fatti, l’attuale invece è libe ra e bisogna concedere loro l’errore. Non c’è disonestà intellettuale, ma purtroppo il si stema italiano si muove con leggi non scritte in cui il potente ha sempre ragione e gli si può concedere tutto. La pressione che si respira allo Juventus Stadium? L’arbitro arriva lì con 5 assistenti, non ne ha bisogno di altri cinque. Ho ancora nella memoria i flash dopo il primo rigore per il mani di Maicon e dopo il gol di Totti: è assurdo che 45 juventini debbano andare a protestare da Rocchi, che è bravissimo. E’ una situazione studiata che usano nei momenti d’indecisione”.
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