Juventus, Dybala: “Mi ispiravo a Riquelme e gioco come Tevez”

Paulo Dybala
Paulo Dybala ©Getty Images

JUVENTUS DYBALA / TORINO – L’attaccante della Juventus, Paulo Dybala, ha rilasciato una lunga intervista in esclusiva a “El Pais”, dove ha parlato della sua vita, della sua famiglia e della sua esperienza in bianconero. Ecco le sue dichiarazioni riportate su Tuttosport.com: “Volevo assomigliare a Riquelme, ma anche Ronaldinho mi piaceva molto.  Ammiro Messi, e Neymar. Ho imparato molto vedendo Messi, Riquelme e il mio ex compagno a Palermo, Vazquez. In campo cerco di essere sempre ben posizionato e di capire l’azione da fare prima di venir raggiunto dalla palla. Anche io ogni tanto cado nella trappola dell’egoismo, ma col passare del tempo ho capito che è meglio passare la palla a un compagno. Tevez? Mi dicono che assomiglio a lui per come artiglio la palla. Da bimbo ero egoista, poi ho imparato che è bello condividere, dà emozioni diverse. Allegri dice che ho lo sguardo assassino? Quando vado in campo mi trasformo, ma fuori mi piace scherzare con gli amici. Dicono che ho la faccia da bambino, ma penso a giocare come uno di 30 anni. Quando mi guardo allo specchio vedo un ragazzo che pur essendo giovane vuole crescere e diventare importante. E’ come un gatto che si presenta come una tigre. Ho fiducia in me, sono determinato a crescere. Io leader? No, i leader sono altri, come Buffon. Mi ha colpito da subito, trasmette voglia di vincere, a 38 anni continua a migliorare nel lavoro quotidiano  e con lui è più facile vincere. Quando mi ha chiamato per la prima volta il Ct Tata Martino mi tremavano le mani perchè lo sognavo da quando sono nato. Alla Juve impari che ogni giorno è una battaglia. C’è gente che ha vinto tutto e che potrebbe rilassarsi, invece lotta a ogni allenamento per continuare a vincere. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma ho giocato e segnato più di quanto pensassi.  E’ stato facile con Mandzukic, Morata, Zaza. Il mio modo di giocare, alla Tevez, con gli artigli e libero di correre ovunque. Quando sono arrivato in Italia ho lavorato sul fisico, in palestra. Non ero abituato ai contasti duri, Gattuso mi ha aiutato tanto, mi ha dato consigli, anche sulla posizione da tenere, per difendermi. Rapporto coi compagni? Nel gruppo c’è feeling, i più divertenti sono Pogba, Asamoah, Pereira, Morata e Zaza. Chi alza la voce? Buffon, Evra, Marchisio, Bonucci e Chiellini. Famiglia? Ho sofferto la morte di mio padre, ma i miei fratelli mi hanno aiutato a non mollare. Nell’Istituto di Cordoba, dove ho iniziato, stavo nella pensione. Ho imparato a non essere egoista, tenevo la camera pulita, apparecchiavo la tavola. Il calcio mi ha aiutato ad andare avanti. Papà aveva il sogno che diventassi un giocatore. Mi ha aiutato, insegnato a lottare per ciò che vogliamo e mi ha anche insegnato a giocare a scacchi. La mia famiglia mi tiene con i piedi per terra, papà sarebbe orgoglioso, lo vedo nella faccia di mia madre ogni giorno. Coppa America o Olimpiadi? Non lo so ancora. Non hanno ancora parlato con la Juve. La Coppa America è quella del centenario, si gioca negli Stati Uniti, sarà qualcosa di unico, ma anche le Olimpiadi sono una bella esperienza. Il nonno? Era polacco ed è morto quando avevo 3 anni, mentre la mia bisnonna era italiana. I miei fratelli? Mi hanno aiutato tanto quando mio padre è morto, è stato un colpo molto duro per tutti. Ora per ricompensare cerco di riportare la gioia. Gustavo  è in Argentina e Mariano in Spagna. Mia madre vive qui con me e la mia ragazza, mi piace averla intorno. In casa mia hanno sempre detto che la cosa principale era finire la scuola. Poi sono cresciuto molto, ho imparato a cucinare, a badare a me stesso. Ora i bambini mi guardano,  vogliono essere come me: bisogna essere umili, per aiutare le persone. Non si può mai sbagliare”.

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