Dani Alves ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano spagnolo “ABC”, dove ha criticato la sua ex squadra Barcellona e parlato dei suoi obiettivi con la maglia della Juventus. Queste le parole del terzino brasiliano: “Volevo uscire dalla mia comfort zone e competere ad alto livello con un club vincente e con una grande tradizione. Mi ritengo un vincente. E la Juve è una squadra vincente. I bianconeri sono un’istituzione, hanno sempre da insegnarti qualcosa. Qua si lotta sempre per vincere. Sono felice qui, e ho tante nuove sfide in questa grande squadra. Mi piace se la gente mi vuole. Ma non resto dove non mi vogliono (riferendosi alla dirigenza del Barcellona). Durante le mie ultime tre stagioni si parlava sempre di un mio possibile addio, ma nessuno dei dirigenti è venuto mai a dirmelo in faccia. Hanno dimostrato di essere falsi e senza un briciolo di gratitudine. Nei miei confronti non c’è stato alcun rispetto. Sono venuti ad offrirmi il rinnovo solo dopo il blocco di mercato imposto dalla Fifa. A quel punto ho firmato il rinnovo, con la clausola per liberarmi gratis. Ma la dirigenza che c’è ora al Barcellona non ha alcuna idea di come trattare i propri calciatori”.
Il difensore ha poi parlato della Champions: “Abbiamo le carte in regole per arrivare fino in fondo, su questo sono sicuro. Però da queste parti sono molto superstiziosi, quindi meglio dirlo a bassa voce. Facciamo un passo alla volta. Ora c’è il Porto di Casillas, e dopo vediamo quello che succede”.
Dani Alves ha poi chiuso con i problemi che affliggono il calcio moderno: “Il calcio è molto ipocrita. Per questo sono deluso. La fama fa schifo. Da piccolo mi esercitavo a fare il mio autografo per quando sarei stato famoso. Ma era l’innocenza di un bambino. In realtà, non avevo idea di cosa significasse. Ora che sono famoso, mi sono reso conto che la gente come me non è vista bene. Il calcio provoca invidia, ipocrisia e false amicizie. Se mi chiamano negro, non me la prendo. Ovvio, il razzismo è una cosa orribile. Ma dobbiamo concentrarci sulle cose positive. Non mi piace il vittimismo che esiste nella nostra società. Dobbiamo dare importanza alle cose che veramente contano”.