La Juventus conquista la dodicesima Coppa Italia della storia. La terza consecutiva, record in Italia. Allo Stadio Olimpico contro la Lazio sono bastati venti minuti ai bianconeri per chiudere la pratica grazie alle reti di Dani Alves e Bonucci. Nella ripresa i ragazzi di Allegri hanno amministrato, trovando in Neto un ottimo alleato per tenere il risultato. Il primo trofeo stagionale è in bacheca, adesso testa alla sfida col Crotone per chiudere il discorso scudetto prima di buttarsi a capofitto nella finale di Champions League del 3 giugno contro il Real Madrid.
Neto 7 – Torna in campo in Coppa Italia dopo i grossolani errori commessi nella semifinale di ritorno contro il Napoli. Questa sera, però, è imbattibile. Felipe Anderson e Immobile provano a superarlo ma il brasiliano in entrambi i casi ci mette la manona destra. La sua sicurezza e la sua affidabilità sono tornate.
Barzagli 6.5 – Come nelle due gare di Champions League contro il Monaco, Allegri lo schiera come terzino destro. Nelle sue corde non c’è la fase di spinta ma la sua presenza permette alla difesa della Juventus di mettersi a tre in difesa in fase di possesso.
Bonucci 7 – Dito che gira intorno alle labbra e via sotto la curva bianconera. Il difensore bianconero continua ad essere decisivo in ambo le fasi di gioco. I grandi club d’Europa hanno sempre più la bava alla bocca ma la Juventus li farà digiunare, così come Leo fa con gli attaccanti della Lazio.
Chiellini 7 – Il primo tiro della partita è paradossalmente il suo, al terzo minuto con una botta di sinistro da fuori area bloccato a terra da Strakosha. Baluardo difensivo insuperabile insieme al compagno Chiellini. La Juventus è al sicuro con lui al centro della difesa.
Alex Sandro 7.5 – Dani Alves gli lustra gli scarpini dopo l’assist per il primo gol e ne ha tutti i motivi; il suo mancino è un diamante che fa innamorare e al contempo miete vittime. Un passaggio vincente non gli basta e spizza di testa anche il pallone che Bonucci deve solo spingere in porta per il 2-0. Un fuoriclasse assoluto, tra i migliori al mondo nel suo ruolo.
Marchisio 6 – Prende la posizione in campo dello squalificato Pjanic. Le geometrie non sono quelle del bosniaco, ma ci mette sempre la solita regalità. Ennesimo trionfo con la squadra del suo cuore nonostante una stagione da comprimario.
Rincon 6 – Prima partita con un trofeo in palio da quando è in Italia. El General prende il posto di un fuoriclasse come Khedira ma non lo fa rimpiangere. Si piazza davanti la difesa e scherma tutte le azioni offensive della Lazio. Porta a casa la pagnotta oltre al primo trofeo in carriera.
Dani Alves 8 – 30esima finale in carriera e la sua esperienza si sente tutta. Dimostra ancora una volta di essere l’uomo in più di questa ultima parte di stagione anche in zona gol siglando la rete che apre il match. Coordinazione perfetta con il suo piattone destro che batte Strakosha. Si permette anche delle giocate di fino, come il tunnel a Lulic nella ripresa che manda al bar il giocatore bosniaco.
Dybala 6.5 – Scalda le mani al portiere laziale il più occasioni. Una spina nel fianco continua e perpetua per i biancocelesti. La Joya si riprende dopo un periodo in ombra e di rifiatamento. La Juventus ha ritrovato il suo fenomeno nel momento decisivo della stagione e al momento della sostituzione Allegri se lo abbraccia con vigore. Dal 78′ s.t. Lemina s.v.
Mandzukic 6.5 – Il problema alla schiena accusato domenica contro la Roma ha rischiato di fargli saltare la finale, ma lui è un gladiatore e non ha voluto abbandonare i suoi compagni. Scippatore di pallone seriale, si sta meritando la permanenza in bianconero e il ricco adeguamento di contratto.
Higuain 6 – Con ancora negli occhi i tre gol segnati nella doppia semifinale contro il Napoli, il Pipita apre un duello con Strakosha che nei numeri vede il portiere della Lazio trionfare. L’attaccante argentino prova in tutti i modi a battere l’albanese che è straordinario in più di una occasione. Alla fine, però, porta a casa il primo trofeo con la maglia bianconera e sulla Coppa Italia c’è marchiato a fuoco anche il suo nome.
a cura di Emanuele Catone (Twitter @CatoneEmanuele)