C’è una Juventus vincente che si difende (e benissimo) sul campo ed una Juventus che deve difendersi fuori dal campo. Più precisamente, è Andrea Agnelli a doversi difendere nel filone d’inchiesta Juve-‘ndrangheta, in quanto la società bianconera è del tutto estranea ai fatti. Il presidente è stato infatti chiamato a testimoniare nel processo a carico di Rocco e Saverio Dominello, entrambi accusati di aver tentato di entrare nel circuito del bagarinaggio dei biglietti dello Juventus Stadium. Intervenuto in Commissione Antimafia, Agnelli ha escluso qualsiasi tipo di relazione con l’ex boss della ‘ndrangheta: “Non ho mai incontrato Rocco Dominello da solo. Ricordo 3-4 incontri. Una volta in una cena ad Asti con centinaia di tifosi, una volta nei miei uffici con tutti i tifosi, un’altra volta è venuto in sede per gli auguri natalizi, una volta presso i miei uffici in Lamse con Alessandro D’Angelo in una delle occasioni in cui ho incontrato tutti i tifosi. Mai nessuno ha avuto il dubbio, prima dell’indagine torinese, che Rocco Dominello potesse essere qualcosa di diverso da un semplice ultras” – ha affermato il presidente, che dichiara inoltre di non aver mai intrattenuto rapporti con le organizzazioni mafiose – “I miei dipendenti D’Angelo, Merulla e l’allora dirigente Calvo hanno sempre ritenuto di rapportarsi solo ed esclusivamente con soggetti facenti parte del tifo organizzato. In genere all’inizio di ogni annata calcistica, decidiamo di incontrare i rappresentanti dei tifosi e dei gruppi ultras. Non ho mai subito minacce da ultrà e mai pensato a Dominello come ‘operativo'”. Agnelli, a proposito del bagarinaggio, ha poi proseguito: “Il bagarinaggio? Siamo stati colti di sorpresa nel dover gestire uno stadio troppo piccolo, sempre tutto esaurito ogni domenica. Il bagarinaggio deve essere contrastato, anche se la cessione di un bene mobile, quale è il biglietto di una partita, da una persona ad un’altra non penso possa essere criminalizzato. Discorso diverso è il fare incetta di tagliandi a fini puramente speculativi: questo fenomeno va combattuto e sul digitale sta invece dilagando grazie all’uso dei cosiddetti bot, software che permettono in pochi secondi di concludere un alto numero di transazioni“.
Sempre in tema di biglietti e bagarinaggio, il presidente ha anche parlato della finale di Champions League, in programma il 3 giugno a Cardiff: “Se penso alla finale che andremo a giocare con orgoglio a Cardiff, vado online e trovo biglietti a 3 e 5 mila euro. Prezzi che sono assurdi, ma eventi del genere sono di grandi interesse, dove l’offerta è molto inferiore alla domanda. Questo per noi è un motivo di orgoglio ma anche un problema. Le complessità e le dinamiche geografiche dei nostri tifosi hanno fatto sì che, nella volontà di organizzare il tifo in modo corretto, si sia lasciato spazio a persone che hanno interesse a lucrare sulla vendita dei biglietti. Ma io non ho mai subito minacce da ultras”. In attesa di ulteriori news Juventus, è un Agnelli sicuro di sé e fiducioso per il buon esito del processo quello che si è presentato in Commissione Antimafia.
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