Ok, ragazzi, a Cardiff è andata male. Sì, abbiamo perso la settima finale di Champions League. Sì, poteva essere l’anno del triplete. Sì, in Italia dominiamo e in Europa perdiamo. In questa settimana dolorosa ce le siamo ripetute fino alla nausea queste frasi per tentare di digerire una sconfitta, quella di Cardiff, che forse in parte ci aspettavamo. La Juventus vince il sesto scudetto consecutivo, la terza Coppa Italia consecutiva, arriva in finale di Champions League e accarezza per un attimo il sogno di poter vincere anche quella. E poi, come direbbe Piccinini: “Non vaaaa!”, rigorosamente con la sua intonazione. Delusione, rabbia, amarezza, poi le analisi tecniche, precise, i “mea culpa”, le accuse, i rimpianti. Ci siamo sorbiti per giorni le esultanze, gli “sfottò”, le “pernacchie” reali e metaforiche di chi ogni anno festeggia gli anniversari degli unici due scudetti vinti “quando c’era lui” (e no, non sto parlando di Mussolini, anche se l’epoca è più o meno quella); di chi nella teca dei trofei ha un triplete ibernato, qualche ragnatela, uno scudetto di cartone, la galera mancata, i falsi in bilancio, i passaporti falsi e qualche cinese che spolvera. Eppure è proprio ora, più che mai, che si determina il futuro ancora più vincente della Juventus. Proprio dopo questa tremenda sconfitta sono certa che sì, “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, come ha ricordato anche Pjanic di recente.
Non è retorica, è pura realtà. La vittoria appartiene al DNA della Juventus. La mentalità vincente è ciò che contraddistingue ogni tifoso bianconero. Ed è proprio la sconfitta la chiave di volta di questo successo. Nessun alibi, nessuna scusa. Già, la differenza sostanziale tra la Juventus e gli altri club sta proprio qui: nel saper affrontare a testa alta e a viso aperto la sconfitta. Fra le news Juventus non vedrete mai nessun dirigente bianconero presentarsi davanti alla stampa ed eludere le domande sulla propria responsabilità per una partita persa deviando il discorso sull’atavica rivalità tra Nord e Sud per incantare le folle e gettare fumo negli occhi e nelle orecchie. Non vedrete mai nessun tecnico bianconero piangere per un orario di gioco non favorevole all’incastro di luci ed ombre propiziatorio all’ipotetica vittoria. Non vedrete mai un capitano bianconero gridare “Al ladro! Al ladro! Campionato falsato!” per 5 mm di fuorigioco non visibile neppure dal telescopio della Nasa. Non ci vedrete mai nasconderci dietro le prescrizioni, il complottismo, le accuse agli arbitri, le differenze di fatturato, gli “abbiamo perso, ma giochiamo il calcio più bello del globo terracqueo”. Non ci vedrete mai inventare dei patetici record (es. tempo di sostituzione più veloce dell’anno) per illuderci di aver portato a casa almeno una soddisfazione nell’ennesima stagione deludente. Non ci vedrete mai addossare ad altri la colpa dei nostri fallimenti. Vince solo chi sa perdere. E allora sì, abbiamo perso, è nostra la colpa, di nessun altro, non ci sono ridicole scuse, non ci sono congiunture astrali. Siamo la Juventus, non siamo qui per partecipare. Siamo qui per vincere. E continueremo a farlo, perché sappiamo anche perdere.
Alessandra Curcio
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