Con la maglia numero 10 sulle spalle, Dybala ha dipinto una punizione magistrale e ha trasformato il rigore che, per poco, non ha regalato alla squadra di Allegri i supplementari. L’esordio contro la Lazio con quella maglia pare aver fatto comunque bene a Dybala, che non ha avvertito il peso del passato. La Juventus non ha vinto, ma l’argentino ha già scacciato gli incubi di una numero 10 complicata da indossare. Le ultime news Juventus hanno visto l’ex Palermo parlare al”New York Times”. Dybala torna alla finale di Champions League, ricorda la delusione e la rabbia di Cardiff: “Avevamo battuto grandi squadre nel nostro cammino. Non avevamo mai subito più di due gol, ma il Real Madrid ce ne ha segnati 3 in 45 minuti, 45 minuti che hanno distrutto tutto. Ho continuato a pensare che fosse un incubo, sperando di svegliarmi. Il dolore per aver perso quella finale rimarrà con me fino a quando non riuscirò a sollevare quel trofeo. Ma nel calcio c’è sempre l’opportunità per rifarsi, sarò molto più tranquillo quando ci riuscirò”.
Juventus, la voglia di Dybala
L’argentino ha quindi continuato: “E’ davvero difficile segnare in Italia. Anche se giochiamo contro una squadra di bassa classifica. A volte segnamo massimo uno o due gol, non è come nella Liga dove il gioco è più aperto, dove Barcellona e Real Madrid possono vincere anche 6-0″. Dybala è stato al centro di molte voci di mercato, divenute quasi incontrallate dopo la cessione di Neymar al PSG: “Io so che le voci di mercato sono solo parole, ma come lo spiego alla mia famiglia? Ai miei amici di Cordoba? Loro leggono i giornali, sentono le notizie in televisione e pensano che sia tutto vero, che da un giorno all’altro io possa andare al Real Madrid o al Barcellona. Mi chiedono se vado, se resto, se prenderò il posto di Neymar. E’ difficile spiegare queste cose. La Juventus è un grandissimo club, al livello del Barça“.
Nel passato di Dybala nessun rimpianto: “Non rimpiango di essere andato al Palermo; non mi preoccupo di quello che sarebbe potutto succedere se avessi preso una decisione diversa. La gente diceva che avrei dovuto giocare in un grande club in Argentina prima di arrivare in Europa, ma li ho ignorati e sono andato in un club dove potessi trovare spazio e non uno pieno di stelle”.