È un Marotta a tutto tondo, quello che ha parlato per ‘Il Sole 24 Ore”. Il direttore generale e amministratore delegato della Juventus si è raccontato a 360°, partendo dagli esordi come dirigente, passando per le vittorie e le sconfitte in bianconero e analizzando infine l’attuale calciomercato. Un ruolo, quello del dirigente, che il dg sognava sin da bambino: “Ho realizzato il sogno di un bambino che a sette anni, dopo scuola, scappava allo stadio dove si allenava il Varese, per spiare gli allenamenti, raccattare i palloni e respirare da vicino quell’emozione che chiamiamo calcio. Ma ho capito che non era il mio destino. Io volevo intraprendere la carriera del dirigente. E la mia fortuna è stata quella di incrociare uno dei primi grandi mecenati sportivi, Giovanni Borghi. Un apprendistato che non termina mai. Perché ci si deve sempre mettere in discussione per colmare le proprie lacune. Senza quest’approccio non si va da nessuna parte“.
Le news Juventus, dopo la convincente vittoria contro il Cagliari, non possono che essere positive. Dei numerosi successi in bianconero, però, Marotta difficilmente si dimentica del primo: “La vittoria più coinvolgente resta la conquista del primo titolo a Trieste dove si è disputata la partita contro il Cagliari in campo neutro. Ho coronato un sogno. Il mio sogno professionale. Dopo il settimo posto della stagione precedente il nostro comune imperativo era riportare la Juventus in auge. E ci siamo riusciti.” – ha affermato l’influente dirigente sportivo, che parlando invece della delusione più grande afferma: “La finale persa a Cardiff contro il Real Madrid,lo scorso giugno, è stata la delusione più grande di questo periodo. Ma io tengo sempre a mente una frase di Nelson Mandela che dice “Io non perdo mai: o vinco o imparo”. E da quella esperienza abbiamo imparato alcune cose. Chiamiamolo il know-how che serve per ottenere certi trofei. Un mix di esperienza e di capacità di essere lucidi nei momenti topici. Per cui per noi la sfida riparte. Siamo ancora più determinati“. Marotta promette insomma una Juventus più determinata che mai, pronta ancora una volta a sfidare i più grandi club europei. A proposito delle cifre folli di questo calciomercato e più in generale della piega che esso sta prendendo, il dg bianconero non usa mezzi termini: “Il trading dei calciatori ha definitivamente seppellito il romanticismo. Bandiere che incarnino lo spirito di una squadra e la identifichino non ce ne sono e non ce ne saranno più. Totti e Buffon saranno ricordati come gli ultimi esemplari del calcio classico. Il calcio d’élite sarà sempre più una forma di entertainment. I calciatori migliori saranno sempre più delle star dello show business. E vivranno di ingaggi temporanei, come gli attori del cinema, quasi senza più vincoli contrattuali, se non per quel dato spettacolo o per quella data manifestazione. Possiamo non desiderarlo come innamorati del calcio, ma l’economia mondiale spinge in questa direzione“.
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