Mercoledì sera la Juventus sarà di scena allo Stadium, pronta ad attendere lo Sporting Lisbona dell’ex doriano Bruno Fernandes. In palio tre punti importanti nell’economia del girone di Champions al momento condotto dal Barcellona. Il KO interno contro la Lazio potrebbe aver incrinato alcune certezze dei bianconeri, che dovranno affidarsi ai pilastri storici. Tra questi Giorgio Chiellini, che ha parlato oggi a Juventus TV: “L’esordio con la Juve? C’era tantissima emozione. Ero arrivato da due mesi ma, come capita a tutti i giovani che arrivano alla Juventus, ci è voluto un po’ di tempo per entrare in una squadra di campioni, basti pensare che in quella partita ho sostituito un Pallone d’Oro e quello che oggi è il nostro vicepresidente, Pavel Nedved. Quando arrivi qui, sei catapultato in un’altra realtà ed all’inizio si fatica un po’, ma piano piano sono riuscito a conquistarmi il mio spazio. Le emozioni che ho provato a Trieste sono paragonabili soltanto alla vittoria che abbiamo lasciato a Berlino e Cardiff, perché quello scudetto è arrivato dopo tanti anni di sofferenze, al termine di un’annata incredibile con una rincorsa sul Milan da imbattuti. Dopo tante difficoltà, quella è stata una rinascita: c’era una tensione incredibile in quella settimana e l’esplosione di gioia vissuta a Trieste è stata una delle più grandi che abbia mai vissuto.”
Chiellini ha continuato rivangando alcuni passaggi importanti della sua storia juventina: “Quella contro la Lazio fu una partita speciale, perché segnai e dedicai il gol a mia figlia, che sarebbe nata pochi mesi dopo. Fu la mia prima coppa alzata da capitano e rappresenta un’emozione forte, il primo trofeo di un triennio di tre “doblete” consecutivi che ci ha fatto davvero sognare. Nel 2015 e nel 2017 siamo stati ad un passo dalla storia, quando ci si ripenso resta sempre un po’ di delusione ma anche la consapevolezza di avere fatto qualcosa di straordinario”.
Giorgio Chiellini ha toccato anche l’argomento Calciopoli spiegando le sue emozioni nell’estate 2006 che portò alla retrocessione della Juventus ma anche alla vittoria del Mondiale della Nazionale italiana: “Fu un’estate strana e un anno strano, alla fine, perché poi non time brava neanche potesse essere vero, quello che stava accadendo. A distanza di 11 anni ancora sembra sempre più folle. Non è che passando il tempo ti rendi conto, mi sembra sempre più assurdo quello che è successo. Però personalmente per me è stata un’occasione per prendere spazio e diventare un giocatore più importante in quella squadra. Ho sfruttato la discesa in Serie B della Juventus per prendere prima lo spazio che magari avrei faticato ad avere”.
Il difensore parla anche della maglietta con ‘Basta’ dopo la partita che segnò grazie anche a una sua doppietta il ritorno dei bianconeri in Serie A: “Liberazione o esperienza di vita? Nessuna delle due, nel senso che avremmo evitato di farlo ed è stata una liberazione. Perché a parte all’inizio che serviva un po’ di tempo per abituarsi è stato un anno quasi sempre in festa. Andavamo negli stadi quasi sempre accolti come re e pensavamo di far fatica con la penalizzazione, ma a Natale eravamo già primi. È stato un anno sabbatico che ci siamo presi ed è stata un’esperienza che non è stata così dolorosa come all’inizio, ma tutto sommato piacevole”.
Domanda anche su chi tra Buffon, Del Piero, Trezeguet, Nedved e Camoranesi abbia insegnato di più a Chiellini lo spirito Juve: “Sono stati tutti importanti, perché poi non è facile sceglierne uno, perché sono state persone che veramente mi hanno dato tanto. Se devo fare un nome è quello di Gigi perché ho fatto 12 anni con la Juve e in nazionale, perché è toscano come me. Perché volente o nolente anche per le origini ci si piglia di più”.
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