“Vincere non è importante. È l’unica cosa che conta”. Giampiero Boniperti, ex attaccante, capitano e ora presidente onorario della Juventus, seppe condensare in un’unica frase la storia della società bianconera, lo spirito profondo della squadra capace di vincere più di tutti in Italia.
“È straordinaria l’arroganza di quegli spettatori che, dalle loro poltrone, chiedono a una squadra di giocare un calcio inefficace ma che sia (per loro) divertente”. Queste, invece, le parole di Jonathan Wilson, storico della tattica, giornalista e scrittore sportivo, comparse sul Guardian di qualche giorno fa.
Entrambe le citazioni calzano a pennello per parlare dell’annosa questione “Bel gioco” vs “Gioco brutto, ma vincente” che impazza a proposito della lotta scudetto sempre più accesa tra Juventus e Napoli. Lo stile di Maurizio Sarri contro quello di Massimiliano Allegri: il gioco che diverte contro la strategia che vince. Proprio Lunedì sera, dopo Juventus-Genoa, l’allenatore bianconero ha commentato la vittoria dei suoi condita da una “brutta” prestazione. “Conta segnare e vincere”, questo il concetto, espresso e ribadito più volte da Allegri come risposta a quanti sostengono che il suo gioco non sia abbastanza divertente. Nelle sue prime tre stagioni alla Juventus, Allegri ha vinto tre campionati di Serie A, tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana ed è arrivato due volte in finale di Champions League. Nella stagione in corso i suoi bianconeri combattono su tutti i fronti per fare meglio degli anni passati. I risultati sanciti dal campo gli danno ragione.
Ogni partita può essere vista da diversi punti di vista. Quello dell’allenatore e della squadra che dovrebbero avere l’unico obiettivo della vittoria finale. Poi c’è il punto di vista del tifoso e anche in questo caso, se si tratta di tifoso bianconero, l’obiettivo resta lo stesso: il popolo della Juventus non contempla la sconfitta e se vincere significa doversi accontentare di risultati striminziti e basse percentuali di possesso palla, va comunque bene. Non c’è spettacolo che tenga di fronte alla gioia di conquistare un altro trofeo.
La storia del calcio è piena di squadre dal gioco magnifico, ma perdente ed altrettanto piena di squadre dal gioco meno appassionante, ma vincente. Oh certo, sarebbe estremamente soddisfacente riuscire a trovare il giusto equilibrio, a portare a casa “capra e cavoli”, ad arrivare sul gradino più alto del podio con la tattica più spettacolare del mondo, ma i sostenitori del “bel giuoco” dimenticano una piccola, quanto inevitabile verità: il calcio prevede la sfida tra due avversari. In campo non si è soli, non c’è da mettere in mostra solo le proprie qualità, c’è da contrastare quelle altrui, prevedere e ostacolare le mosse della formazione opposta.
Massimiliano Allegri in questo è uno stratega, uno scacchista. Non importa quanti pedoni mangi, quanti cavalli riesci a sottrarre, in quante mosse riesci ad arrivare dall’altro lato del tavolo. “Vincere è l’unica cosa che conta”. E allora si conquista la regina avversaria, che con 90 milioni da bianca diventa nera, anzi bianconera e che in una sola, semplice mossa, può dare lo “Scacco Matto” al suo ex Re.
Alessandra Curcio
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