Benatia: “Il Napoli gioca il calcio più bello, ma noi siamo più forti e più solidi”

Benatia © Getty Images

Domani la Juventus di Allegri sarà impegnata nel lunch match di Serie A contro il Torino in un derby che si preannuncia fondamentale nella corsa al titolo. Tra i protagonisti della stracittadina torinese non dovrebbe mancare Mehdi Benatia, che si racconta sulle colonne de La Stampa. Il difensore della Juventus è partito dal duello in campionato con il Napoli: “Sarà difficile fino alla fine, ma sono convinto che abbiamo la possibilità di vincere. Per la gente sembra tutto scontato: non è così, ma in fondo è bello che vincere sia la normalità. Il Napoli gioca il calcio più bello, ma noi siamo più forti e più solidi. Lo abbiamo dimostrato al San Paolo“.

Difensore Juventus
Benatia © Getty Images

Benatia sulla Champions e sul derby ammette: “Avremmo potuto fare di più, lo sappiamo, ma siamo certi di poter vincere a Wembley. Polemiche attorno alla Juve? Non le ascolto. Dopo sei anni di nostri successi, in tanti sperano si imponga un’altra squadra. Anche del Lione vittorioso per sette stagioni in Francia ne dicevano tante: la realtà era che le altre erano un passo dietro, come succede oggi in Italia. Derby? Sogno il gol. Sarà difficile. Il Torino ha qualità, è stato rigenerato dal cambio di panchina e farà la partita della vita. Giochiamo a mezzogiorno: non mi piace”.

Juventus, Benatia tra Bonucci e la carriera

Benatia ha infine concluso sulla sua carriera e sull’ex centrale della Juventus, Leonardo Bonucci: “Ero un ragazzo difficile, il calcio mi ha cambiato. Ho ritrovato la piena forma fisica e posso esprimere le mie qualità. Negli ultimi anni non ero stato sempre bene, ma a Udine e Roma avevo vissuto periodi così. Bonucci? Ma secondo voi i dirigenti lasciavano partire uno così bravo se immaginavano una Juventus in difficoltà? È servito un po’ di tempo, poi abbiamo trovato equilibrio e solidità. Bocciature giovanili? Ci penso ogni giorno, e lo facevo anche nei momenti bui: al Bayern, quand’ero infortunato, voltandomi indietro trovavo la forza di non mollare. Per me si sono chiuse tante porte, sono sempre dovuto passare dalle finestre”.

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