Claudio Marchisio è un nuovo calciatore dello Zenit San Pietroburgo. Il centrocampista, svincolatosi dalla Juventus nell’ultimo giorno di mercato in Italia, ha firmato con i russi per le prossime due stagioni.
Il Principino ha chiuso la propria carriera con la maglia della Juventus con all’attivo 389 presenze, 37 gol e 42 assist, oltre a 7 scudetti, 4 Coppa Italia e 3 Supercoppa Italiana. Inizia così una nuova avventura per Marchisio, la prima per lui lontano dall’Italia.
Marchisio, una vita in bianconero
Ora è ufficiale, Claudio Marchisio è diventato un calciatore dello Zenit San Pietroburgo. La sua scelta fa felici tanti juventini che temevano la corte del direttore sportivo della Roma Monchi. Una scelta di vita molto complessa quella fatta dal principino che di fatto giocherà nella Russian Premier League.
Il centrocampista inizia dunque una nuova avventura, lontano dall’Italia e dai colori bianconeri, l’ultima volta è accaduto solo quando al ritorno in Serie A dalla categoria cadetta era stato prestato all’Empoli. Poi al ritorno a Torino solo e soltanto Juventus. Un simbolo assoluto per quella che è definita “juventinità”, un giocatore caparbio, umile e vincente, tra i pochi capaci di reincarnare lo spirito bianconero. Adesso tra Marchisio e la Juventus è l’ora di guardarsi da lontano, per fortuna dei tifosi della Vecchia Signoara, molto lontano.
Marchisio e quelle parole alla Juventus
Così Claudio Marchisio salutò i tifosi bianconeri, con una lettera: “Ho passato gli ultimi 25 anni della mia vita ad immaginare quello che sarei voluto diventare ed i sogni che avrei voluto realizzare insieme alla Juventus, ma non c’è stato un solo attimo durante il quale ho pensato che avrei dovuto vivere un momento come questo. A prescindere da quello che saranno le prossime tappe della mia vita, professionale e non, sarebbe inutile e scorretto nascondere che il mio cuore e il mio Dna hanno e avranno sempre e solo due colori. Ho indossato per la prima volta la maglia della Juventus all’età di 7 anni e da quel momento non l’ho mai tolta, neanche per un istante. Sono cresciuto con la sua filosofia ed ho cercato prima di assorbirla e poi di esserne ambasciatore, sia sul campo che nella vita di tutti i giorni.
Si dice che alla Juventus : “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Dietro questa frase, all’apparenza così semplice ma così amata da noi tifosi (sì perché anche se continua a sembrarmi impossibile, oggi io sono questo), detto dal Presidente Giampiero Boniperti, si cela il significato più profondo del nostro modo di vivere.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando un bambino con un sogno, un bambino fra tanti. Sai che per quella maglia dovrai essere il migliore. Sempre.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando cresci, quando il tuo sogno dietro la collina è quasi realtà, ma non ti monti la testa e lavori duro all’ombra dei tuoi idoli di sempre. E dai il meglio di te ogni giorno, per quella maglia, perché qualle strisce una volta cucite addosso sono orgoglio, gioia e responsabilità.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando quegli idoli diventano finalmente i tuoi compagni e devi essere più forte delle gambe che tremano all’idea di entrare in campo in fila indiana, come uno di loro, in mezzo a loro. Del Piero,Nedved, Buffon, Trezeguet, Camoranesi e tutti gli altri. Perché ognuno sa che, per onorare questa maglia, deve fare la propria parte. E questo discorso non vale solo per noi calciatori ma anche per ogni singolo tifoso. La Juventus vince perché è più forte in campo e fuori.
Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta.
Quando tieni fede al patto con te stesso di fare tutto il possibile per non deludere mai quei tifosi, i più fedeli, i più sinceri, i migliori che ci possano essere al mondo”.
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