Sara Gama ieri ha partecipato al convegno “Le vittime dell’odio” insieme al presidente dell’AIC Damiano Tommasi. Focus su razzismo e professionismo femminile.
Sara Gama, capitano della Juventus femminile e della Nazionale italiana, continua a battersi strenuamente contro il razzismo. Come noto è il simbolo rosa del mondo pallonaro che cerca di scrollarsi di dosso sempre più un’immagine sessista e omofoba. In molti vedono nel difensore un vero esempio da imitare. Molto recente anche la sua lotta per il professionismo nel calcio femminile.
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Da Sara Gama un no al razzismo
«La diversità è diventata la mia forza» ha detto ieri Sara Gama durante il convegno “Le vittime dell’odio”. L’evento romano è stato organizzato dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti di discriminazione. Con lei era presente anche Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. «E’ tutto molto triste – ha aggiunto – ma preferisco soffermarmi sugli italiani che hanno iniziato ad amare il calcio femminile». A riguardo non ha dubbi. «Questa è vera discriminazione. Siamo delle professioniste, ma non veniamo riconosciute come tali dalla legge. Non abbiamo tutele e l’indifferenza ci fa male».
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La dura presa di posizione
«Chi commette reati va punito singolarmente – ha evidenziato -. Dobbiamo reagire in qualche modo e prendere le distanze anche con gesti forti, come hanno fatto Lukaku, Dalbert, Koulibaly e Balotelli durante i buu razzisti. Io chiedo ai ragazzi “ma all’estero vivete la stessa situazione?”. Mi rispondono di sì, ma qui hanno la percezione che la condanna non sia unanime, tra “se”, “ma” e giustificazioni assurde». Gama riprende pertanto il concetto della responsabilità soggettiva più volte sottolineato dalla Figc.