Si proverà a tornare in campo, non appena l’emergenza Coronavirus cesserà. Questo ormai sembra essere certo. La serie A proverà a ripartire tra la fine del mese di maggio e l’inizio di quello di giugno, come ha sottolineato qualche giorno fa il presidente della Figc Gabriele Gravina.
E c’è molta attesa per l’assemblea della Lega Serie A che si terrà quest’oggi. I temi sui quali i club discuteranno sono essenzialmente due, come riporta la Gazzetta dello Sport. Il primo è quello dei calendari della stagione in corso, quella 2019-2020. La seconda è legata all’accordo che cercheranno di prendere Aic e Lega in merito al taglio degli stipendi dei calciatori.
Nei giorni scorsi l’Uefa ha sottolineato la necessità di concludere i tornei nazionali ed è a questi che si darà priorità anche rispetto alle coppe Europee e a quelle nazionali. Dopo il rinvio degli Europei si potrà giocare fino a luglio inoltrato. Ma al momento non si sa quando le squadre potranno tornare in campo per potersi allenare. Sicuramente – per decreto – fino al prossimo 13 aprile, ma poi bisognerà vedere come evolverà la situazione sanitaria.
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Quando riparte la serie A?
Le ipotesi riguardo la ripresa delle ostilità riguardano tutti i weekend a partire dal 20 maggio, fino al 6-7 giugno. In ogni caso si dovrà superare il 30 giugno, giorno nel quale scadono molti contratti: si dovrà trovare una soluzione, eventualmente. E finire a luglio vorrebbe dire intaccare anche la preparazione della stagione successiva. Non si può non tenerne conto. Di questo se ne parlerà ovviamente in assemblea.
Quando riparte la serie A?
Le questioni legate al calendario, come sottolinea giustamente la Gazzetta dello Sport – è strettamente intrecciata alla vicenda stipendi. I club mirano ad un taglio riguardo tutto il periodo di inattività, l’Aic chiede solo un mese di sospensione degli stipendi. Soluzione non semplice da trovare, perché è vero che ogni società dovrà poi contrattare con i propri dipendenti sui tagli da effettuare, ma è altrettanto vero che per farlo bisognerà trovare un criterio condiviso dall’Aic per dar conto dei mancati versamenti.