Lega Calcio di Serie A, l’attenzione si sposta sul protocollo medico: il punto sugli aspetti critici, ecco cosa succederà
Il primo problema degli allenamenti singoli è relativo. Naturalmente un calciatore può praticare tranquillamente un allenamento singolo. Ma il vero problema è quello degli allenamenti di gruppi e, quindi, delle partite. i protocolli medici sono molto dispendiosi sia a livello logistico che dal punto di vista economico, e non potrebbero essere garantiti da competizioni minori tipo la serie C, ancor più, dai dilettanti. Dal punto di vista pratico è molto difficile trovare la quantità necessaria di tamponi e test per ogni singolo giocatore, che dovrebbero essere inoltre continui, di conseguenze fare tamponi non sembra possibile almeno in larga scala.
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Lega Calcio, Serie A: occhi al protocollo medico, ecco cosa succede
Il secondo punto da tenere sotto osservazione è la possibilità di un nuovo contagio. Secondo le norme del governo, chi è positivo deve andare immediatamente in quarantena, e, di conseguenza, dovrà farlo anche chi è stato a contatto con il paziente che è stato contagiato. È un punto su cui servirà un confronto costruttivo. E poi c’è il tema nella responsabilità: dovesse ammalarsi un giocatore su chi ricade la suddetta? Sul giocatore stesso che non ha rispettato regole o sul presidente e medico sociale che dovrebbero sovrintendere i comportamenti del gruppo squadra? e poi c’è da tenere d’occhio anche la realtà degli spostamenti. Come si organizzeranno? Ci sono zone più colpite di altre in Italia, il nord ad esempio. Difficile che non si tenga in considerazione l’ipotesi di giocare in zone geografiche diverse da quelle abituali, spostandosi nell’eventualità in zone meno colpite. I tempi previsti per il ritorno dunque sono entro e non oltre il 20 giugno. Con la possibilità di non disputare la Coppa Italia. La Uefa vuole avere entro il 3 agosto le qualificate alla Coppa dalle grandi orecchie per la stagione 2020-2021. Insomma uno scenario che si sta già delineando.
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