L’AIC molto dura contro la Figc e gli accordi presi sulle licenze nazionali. Tommasi: «No alle nuove delibere per l’iscrizione ai campionati».
«C’è una situazione eccezionale, per il coronavirus, e si pensa di risolverla con le solite logiche. Provo a scaricare sull’altro il problema, se possibile anche a fregarlo. E’ questo che mi preoccupa, e direi non solo nel calcio». Lo ha detto il presidente dell’Aic Damiano Tommasi. Ha altresì spiegato il “no” netto del sindacato alle nuove delibere per l’iscrizione ai campionati, che in vista della ripresa consentirebbero ai club di pagare un solo stipendio su cinque mesi.
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«Il calcio – dice Tommasi – chiede soldi al Governo lamentando buchi. Esige il saldo dalle tv perché si gioca, non paga i calciatori quando sono il lockdown e poi dice che si va in campo con la possibilità di pagare un solo mese di stipendio su 5. Vi pare una logica di sistema? Vi pare che facciamo tutti parte dello stesso business? O che siamo tutti sulla stessa barca?. Però l’opinione comune è che il calciatore in fondo non si può lamentare. La gente pensa ai grandi ingaggi: ma il problema è della maggioranza che vive di calcio, non della parte, minoritaria, che si arricchisce. Nelle serie minori ci sono giocatori convocati fuori sede, si devono pagare l’affitto ma hanno certezza di un solo stipendio, magari al minimo».
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