La Serie A è pronta a ripartire, ma lo farà a porte chiuse. Ci potrebbe essere però una piccola speranza per la riapertura degli stadi.
Il campionato di Serie A riparte. La notizia è ufficiale da qualche giorno. Il vero dilemma è però quello delle porte chiuse. Si potrebbe intravedere però uno spiraglio di luce sulla riapertura in tempi ragionevoli e in totale sicurezza. Parte dell’Europa si sarebbe già mossa in questa direzione e ieri se ne sarebbe parlato anche nell’assemblea di Lega. Il più attivo su quest’argomento, come rivelato da ‘Il Corriere dello Sport’, sarebbe Andrea Agnelli. “Mi aspetto che a luglio il governo ci dia una prima apertura parziale degli stadi”, queste le parole del numero uno della Juventus. Ma qual è la situazione?
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Tutto potrebbe e dovrebbe poggiarsi sul distanziamento sociale. Necessarie anche la disinfezione e la sanificazione degli impianti, ma persino la capienza ridotta e l’accesso termo-regolato. In Polonia il campionato ripartirà con una parziale riapertura degli stadi, più precisamente con una quota spettatori limitata al 25% della capacità complessiva di ogni impianto. L’accordo è stato trovato tra la federazione e il governo, con il primo ministro Mateusz Morawiecki che ha annunciato: “Garantiremo che l’accesso alle strutture per la disinfezione, l’acquisto di biglietti, l’arrivo allo stadio non conduca a raduni e che le persone vengano collocate nello stadio in conformità agli standard sanitari”.
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Ovviamente ogni Paese ragionerà diversamente e in base alla curva dei contagi. Interessante, il ragionamento fatto in Spagna. L’intenzione, condivisa da governo e federazione e in fase di studio, sarebbe quella di un rientro graduale: stadi riaperti al 30% a settembre, al 50% a novembre e al 100% a gennaio. Ci sarà da capire come gestire e selezionare gli abbonati, ma ogni club starebbe lavorando a varie soluzioni per non scontentare la propria tifoseria. In Portogallo invece la stagione riparte il 4 giugno e il nodo-stadi è stato uno dei punti-fermi all’ordine del giorno: 13 impianti hanno già ottenuto l’ok dalle autorià sanitarie. Insomma, situazioni diverse, ma n tutta Europa c’è voglia di riportare la gente allo stadio e di ridare un senso al calcio. Finirà anche il tempo dei cartonati, delle bambole gonfiabili, dei tifosi collegati su Zoom e virtualmente al loro posto in tribuna, dei cori mandati in playback dagli altoparlanti, dell’app Myapplause, dei drive-in sperduti nel nulla a simulare situazioni da stadio. Si riavrà un pizzico di normalità-
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