Trent’anni fa Argentina-Camerun inaugurava Italia ’90. Fu l’emblema dello sperpero di denaro pubblico come il Delle Alpi e il San Nicola di Bari.
Trent’anni fa iniziarono i mondiali di Italia ’90. Il flop fu soprattutto organizzativo. Tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. Ne ha parlato stamattina Il Fatto Quotidiano.
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Il Delle Alpi emblema dello sperpero di Italia ’90
A San Siro, la “Scala del calcio” ridotta a sede quasi marginale di Italia ’90, fu costruito il terzo anello che per anni ha creato problemi al manto erboso. «Nella Capitale, già allora i piani di un nuovo stadio furono inghiottiti dalle sabbie mobilidella burocrazia romana – si legge – . Così fu riammodernato l’Olimpico alla modica cifra di 225 miliardi di lire. Le costruzioni ex novo furono invece un piccolo manuale di come non si fanno gli stadi. A Bari nacque il San Nicola, gioiello architettonico firmato dal grande Renzo Piano ma cattedrale nel deserto se ce n’è una: costruita nella periferia, anzi proprio nel nulla, di una città meridionale che ha saputo spesso riempirlo ma mai valorizzarlo, oggi l’astronave è scalcagnata e continua a rappresentare soprattutto un problema per il Comune. Infine il Delle Alpi di Torino, che è sempre stato una sciagura per la sua città e le sue squadre: costato oltre 200 miliardi di lire, con il più alto tasso di rincaro (+214% rispetto al preventivo), è stato abbattuto nel 2009».