Il colpevole della sconfitta della Juventus in Coppa Italia è l’allenatore. L’esonero Sarri è invocato da gran parte della tifoseria che rivaluta Allegri.
C’erano le vedove di Conte, adesso ci sono quelle di Allegri. Ma c’è una differenza abissale, enorme, tra le une e le altre. Le prima vivevano ugualmente nella bambagia e non certo a pane e cipolle. Le seconde hanno toccato con mano cosa significhi dopo otto anni rischiare di non vincere niente. Inutile girarci attorno, l’esonero Sarri è la scelta che a fine stagione avverrà con certezza qualora Maurizio perda il campionato. Impensabile fino a qualche settimana fa che una rosa zeppa di campioni potesse restare ferma al palo. E invece c’è il concreto rischio che l’ex Comandante resti chiuso all’interno del Palazzo d’Inverno. Del resto, non l’ha mai preso. Nè da avversario e né da suo generale. La Juventus non ha un gioco, non ha un modo di far coesistere Cristiano Ronaldo e Dybala, né un piano B. Gattuso ha imbrigliato il suo collega con semplicità estrema annunciandolo da giorni. «Dovremo aspettarli» dopo la semifinale con l’Inter. Così ha fatto, così si è portato a casa la Coppa Italia.
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Esonero Sarri sarà la vittoria di Allegri
Paratici voleva il calcio champagne ed ha esonerato Allegri. Adesso gli toccherà pensare all’esonero Sarri. Nulla di più semplice che delle parole di Max: «Il calcio è semplicità». Quello proposto dall’ex allenatore dell’Empoli è invece come la nomenklatura sovietica, come l’apparato burocratico dello Stato italiano. Pesante, ridondante, didascalico. Lo si vede dagli occhi di CR7 che mai aveva perso due finali di fila e doveva venire alla Juve per provare tale amarezza. Resta un fatto: Sarri non ha vinto nulla in Italia e né all’orizzonte c’è speranza alcuna che si possa compiere un miracolo in Champions. La società dovrebbe porsi delle domande e rispondersi. Intanto Max dall’uno luglio sarà libero. Lo aspetta la Premier League, il calcio totale lo lascerà ad altri. I suoi cavalli si sono sempre visti all’arrivo.