Arrigo Sacchi ha scritto a Sarri: «La Juventus è apparsa meno feroce e spietata del solito, meno attenta e determinata. Ho visto insimma poco sarrismo».
«Vincere nove scudetti consecutivi è un record e una grandissima impresa. Complimenti ad Andrea Agnelli e a tutti i suoi collaboratori, allenatori e giocatori che vi hanno partecipato». Inizia così lettera di Arrigo Sacchi indirizzata, tramite la Gazzetta dello Sport, a Maurizio Sarri e ala Juventus. L’ex tecnico della Nazionale parla tuttavia di un collettivo meno feroce e spietato del solito. Ne attribuisce la causa alla «saturazione da vittorie, dalla maggiore età della rosa, dal dispendio nervoso accumulato in questi anni. Ma anche dalle abitudini di un calcio molto pragmatico, basato prevalentemente su difese folte e individualità».
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Sacchi e il «poco Sarrismo»
Sacchi si sarebbe aspettato dalla Juventus un gioco più spumeggiante. «Si è ingaggiato Sarri con la speranza di avere una squadra vincente – si legge -. Squadra figlia della bellezza e delle emozioni. Si sperava in un collettivo propedeutico a raggiungere l’agognata Champions. Il futuro ci dirà se gli juventini hanno risparmiato su energie e gioco in Serie A per dare il meglio in Coppa. Sarri è un grande allenatore stratega, ma non un mago. Ha raggiunto la bellezza e l’armonia con l’Empoli formato da sconosciuti. Eppure era un team molto amalgamato che ha centrato i propri obiettivi praticando un football divertente. A Napoli c’era cultura, connessioni interiorizzate che diventavano così normali da risultare comportamenti inconsci. Per Sarri il calcio non è un sistema di gioco, ma una filosofia che per vincere non può disconoscere valori come il merito, le emozioni, la cultura. La Juve attuale ha vinto il campionato ma non ha dato la sensazione di una squadra organica che gioca a tutto campo».