L’esame di Suarez è ormai di dominio pubblico, il leader della Lega Matteo Salvini in tv ha commentato l’accaduto facendo chiari riferimenti alla Juventus.
Quel calciatore della Juve. Il rimbambito che va per citofoni con il rosario in mano.#Salvini #Salvinisomaro #Suarez #juventus #Paratici https://t.co/pJCSacQXCl
— Galileo Ferraris (@Juventinorum) September 24, 2020
Il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto a proposito del fatto riguardante l’esame di Luis Suarez, come sappiamo, pare che dalle indagini ancora in corso risulti che la prova per ottenere la cittadinanza italiana al fine di ricevere il passaporto comunitario fosse stata concordata, e quindi falsata. In questi giorni in molti additano la Juventus coinvolta in questa spiacevole situazione, ma le accuse sono infondate, dalle indagini infatti non risulta nessun tesserato della società bianconera. Intanto a commentare l’avvenimento ci ha pensato anche il leader della Lega che ‘a Porta a Porta’ fa chiari riferimenti alla società bianconera, chiamando Suarez: “Quel giocatore della Juve”. Frase che ovviamente non è piaciuta ai tanti supporter bianconeri che hanno commentato indignati sui social.
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Caso Suarez, gaffe di Matteo Salvini sulla Juventus
Il leader della Lega Matteo Salvini è poi anche intervenuto nel corso di Mattino 5 parlando dell’esame di italiano del calciatore uruguaiano: “Il caso Suarez è uno squallore che non merita di inquinare l’immagine dei nostri atenei, che sono i migliori al mondo. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, deve essere licenziato in tronco. Se guadagni 10 milioni all’anno perché sei un calciatore, non hai il diritto di passare avanti e truccare l’esame”.
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Salvini ha poi continuato il discorso, rispondendo proprio alla domanda sul possibili coinvolgimenti da parte della società bianconera nel caso Luis Suarez, ecco le sue parole: “Da tifoso milanista mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Se qualcuno era al corrente o ha pagato per truccare l’esame, è chiaramente un reato ed equivale a comprare il test. Mi auguro che ci sia una condanna per un reato vero“.