Agnelli spacca il fronte: «Rivedere il calciomercato. Serve contenere costi»

Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, si schiera: «C’è la necessità di rivedere calciomercato e accordi collettivi con i calciatori».

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Andrea Agnelli @getty

Andrea Agnelli spacca il fronte e va dritto al problema della crisi: il calciomercato divenuto insostenibile. Una trentina di operazioni nella sessione di gennaio, completamente congestionata dalla crisi economica seguente al Covid-19. La pandemia non lascia tregua e il numero uno della Juventus non si nasconde. «C’è la necessità di rivedere calciomercato e accordi collettivi con i calciatori per avere gli strumenti per operare in un momento di crisi – ha detto a News Thank Football -. Non siamo ancora nella posizione di capire pienamente cosa sia successo alla nostra industria e cosa la crisi significhi per i club».

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Agnelli e la presa di posizione della Juventus

Andrea Agnelli bilancio juventus

Il presidente Andrea Agnelli approfondisce il concetto. «La Deloitte Money League annuncia una perdita di due miliardi di euro per queste due stagioni ma temo sarà di più. Nella scorsa stagione abbiamo avuto solo 3-4 mesi di stadi vuoti, di sconti commerciali, di sconti per le emittenti, mentre quella in corso sarà una stagione intera senza tifosi allo stadio. E per quanto riguarda i diritti tv, in Germania hanno perso il 10% e ci sono a livello internazionale broadcaster che non stanno pagando i loro debiti. Ecco perché penso che questa stagione andrà peggio, riteniamo che la perdita complessiva di questi due anni per la nostra industria sia fra i 6,5 e gli 8,5 miliardi di euro».

La crisi e le nuove generazioni

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Andrea Agnelli ©Getty Images

Agnelli poi passa all’analisi globale della cosa. «Quest’anno ci sono stati movimenti per 3,9 miliardi di euro contro i 6,5 dell’anno passato. Significa 2,6 miliardi in meno da un anno all’altro, senza contare gli aspetti della solidarietà dei club. Questo ci dimostra che stiamo navigando in mari molto mossi. E se questa analisi vale per i campionati di primo livello, difficile analizzare quanto è successo nei campionati minori, in seconda e terza divisione, nei campionati dilettantistici, a livello di infrastrutture e perdite dei posti di lavoro… Tutto questo dimostra come il calcio stia vivendo un momento molto complicato e ci dice che dobbiamo fare delle riflessioni serie per il futuro della nostra industria. Vogliamo avvicinarci al futuro con una prospettiva nostalgica o progressista? E’ nostro dovere pensare al futuro affinché il calcio resti, nei prossimi decenni, lo sport più popolare al mondo. Abbiamo un pubblico molto più segmentato rispetto al passato. La Generazione Z fra meno di cinque anni diventerà il consumatore e dobbiamo chiederci: quello che viene offerto loro in questo momento è quello che vogliono? Dobbiamo fornire loro competizioni entusiasmanti».

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