Juvelive ha avuto il piacere di intervistare Simone Filippone, in arte Sickwolf, per l’uscita del suo libro “Ad Maiora”.
Juvelive ha avuto l’onore e il piacere di intervistare telefonicamente Simone Filippone, in arte Sickwolf. Simone è un noto youtuber e influencer tifosissimo della Roma e appassionato di calcio, ma più in generale dello sport. Nonostante l’ancora giovanissima età, Simone ha già una folta schiera di sostenitori, i cosiddetti followers, che raggiungono la quota di ben 400.000 iscritti sul suo canale. Ma andiamo a scoprire in dettagli cosa viene raccontato nel libro “Ad Maiora”.
Simone cosa rappresenta per te il mondo del calcio e il tifo?
S: “Indubbiamente il mondo del calcio è ciò a cui ho fatto girare intorno la mia vita. Io lavoro con il calcio, vivo per il calcio: è la mia più grande passione. Essere riuscito nell’impresa di farlo diventare il mio lavoro è ciò che di più bello potessi chiedere. Sul tifo posso dire che frequento gli stadi fin da tenera età, il mio primo abbonamento me lo regalò papà all’età di 12 anni e fino al Covid ho sempre rinnovato, cambiando posto, mi sono fatto ogni settore. Lo stadio è il fattore principale della buona riuscita dello sport e del calcio in primis. Senza tifosi il calcio non è la stessa cosa, l’abbiamo visto ieri nella finale di Coppa Italia fra Atalanta e Juventus, rivedere i tifosi è stato bellissimo“.
Che responsabilità si ha nel veicolare messaggi ne ruolo di influencer?
S: “Il ruolo di influencer è fondamentale per come lo si svolge. Non sempre gli influencer riescono a svolgere il ruolo come dovrebbe essere fatto, cioè riuscendo ad influenzare il pensiero in modo positivo con messaggi importanti. Però credo che cambiare il pensiero sia sempre scorretto, nessuno deve mirare a modificare i pensieri di nessun altro. Un conto è passare messaggi, ma poi sarà il singolo a comprendere con il proprio cervello cos’è giusto e sbagliato. Pensiamo ad esempio a Fedez con la Rai, quello è il modo giusto per sfruttare la propria audience, lo fai passando un messaggio ben chiaro“.
Se dovessi raccontarci l’episodio legato al mondo del calcio a te più caro, quale sarebbe?
S: “Nel libro racconto anche di questo. Come chiunque altro ho sogni più praticabili e altri più utopistici: tre in particolare erano i miei desideri. Incontrare un idolo dell’infanzia (Francesco Totti), diventare giornalista e vedermi una finale di Champions League. Tutto è, incredibilmente, accaduto. Vidi Tottenham Liverpool e, qualche giorno dopo, a Roma, incontrai Totti. In quel momento realizzai che a 23 anni ero già riuscito ad ottenere quello che più avevo desiderato in infanzia. Un altro aneddoto fu di quando presenzia al calciomercato di qualche anno fa, dovevo trovare un’esclusiva: mi venne il colpo di genio, fare un’intervista con Pasquale Foggia anche se non mi ero concordato con lui. Quell’intervista, incredibilmente, venne poi resa popolare su tanti siti“.
Nella descrizione del tuo libro si parla di un racconto personale che svela segreti. C’è differenza tra il tuo personaggio virtuale rispetto al quotidiano?
S: “Io non ho grandi differenze da quello che sono sul web rispetto alla vita reale. Dipende dalla situazione, io su YouTube mi sento libero. Ma bisogna, comunque, mantenere una certa professionalità. Nei modi di parlare vario nei contesti in cui mi trovo ma di base sono sempre lo stesso. Come parlo di calcio su internet ne parlo anche dal vivo con i miei amici. Tutto nasce dal bar, di proprietà dei miei genitori, prima di un caffè, mi fermavo con gli anziani e facevo lunghe chiacchierate a tema. Ancora oggi mi piace confrontarmi. Quello che dicevo al bar lo dico anche su YouTube. Io non sono assolutamente cambiato nemmeno con l’aumentare di iscritti. Ma devo ammettere che ora, quando esco con i miei amici, ho piacere a parlare anche di altro visto che il calcio è diventato qualcosa di più nella mia vita.
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