La vittoria in Champions League contro il Malmoe non ha cancellato l’assenza di un’identità di gioco. Con il Milan sarà un altro discorso per la Juventus.
Tornando sulla Terra, ora per Allegri è il momento delle scelte. La Gazzetta dello Sport riassume così il momento della Juventus. Si può dissentire da qualche critica eccessiva piombata sulle sue spalle in questi giorni, dopo 270’, ma nel contratto di un tecnico top non c’è una clausola chiamata «tempo». Anche perché la stagione non si ferma e pensare al campionato recuperato dallo sprofondo nel 2016 sarebbe una follia. Qui ci sono almeno cinque aspiranti legittime allo scudetto, pensare che crollino tutte assieme è eresia. Si può essere d’accordo con il tecnico sul 4-4-2 di garanzia ed emergenza, senza voli pindarici, in fondo la stessa soluzione di Pirlo nel finale.
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La Juventus alla ricerca di se stessa
Ora però è il momento, se non del gioco manciniano, che non è di Allegri, inutile pretenderlo, dell’identità. Ronaldo non c’è più e per come sta giocando nello United – centravanti, quella parola impronunciabile alla Juventus – è chiaro che la sua spinta si era esaurita. Si può quindi disegnare un progetto che ha la fortuna di poggiare su basi solidissime, Bonucci, Chiellini e, si presume, De Ligt che non può aver dimenticato chi è. Fondamenta sulle quali poi decidere un 4-3-3, un 4-2-3-1, un 4-4-2 più propositivo con il ritorno di Chiesa.