La stampa e l’opinione pubblica attende la partita con l’Atalanta per recitare il de profundis alla Juventus e a Bonucci.
Doveva cambiare tutto e non è cambiato niente. Anche se la rivoluzione c’è stata: all in su Allegri, eliminati Pirlo, Paratici, Ronaldo. E della Juve che per un decennio ha dominato in Italia e sfiorato la Champions, non c’è praticamente più. Niente se non qualche orgoglioso elemento della vecchia guardia o un paio di gioielli da cui ripartire, su tutti Federico Chiesa. Il Corriere dello Sport, di pari agli articoli sul bilancio, impietosi, traccia una deadline. Il primo traguardo è stato raggiunto in anticipo, la qualificazione agli ottavi di Champions, il flop di Londra rischia di ridimensionare pure quella soddisfazione. In campionato invece è sofferenza fin dalla prima giornata, Allegri pubblicamente fa buon viso a cattivissimo gioco. Sa benissimo di guidare una squadra nemmeno paragonabile a quella Juve con cui ha vinto cinque scudetti di fila, da Conte a Sarri son stati nove. Bonucci, che guiderà la Juventus in assenza di Chiellini, ne è il simbolo.
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Bonucci, la gara con l’Atalanta e l’idea di stare. fuori da tutto
Oggi lo scudetto si chiama quarto posto, questo spiega tutto. O forse spiega niente dei problemi, che vanno oltre. L’Allianz Stadium non si riempie più da solo e si sta ricorrendo a prezzi popolari come mai prima. Il titolo in Borsa crolla (-10% negli ultimi cinque giorni, -18% nel semestre), in campo si batteva chiunque e ora si può perdere con tutti. «Il ciclo della Juve è iniziato nel 1897 e continua. Continuiamo a voler vincere come quel primo giorno e continueremo a voler vincere sempre». Lo ha spiegato Agnelli per concludere «All or nothing». Ma ora una Juve a pezzi (che botta Danilo out due mesi, almeno torna Chiellini) deve sfidare l’Atalanta come se fosse la partita della vita. Perché il quarto posto è meglio di niente, anzi in questo momento è diventato tutto. Bonucci e compagni lo sanno e in giro c’è chi non aspetta altro per recitare il de profundis ai bianconeri.