L’era del presidente Andrea Agnelli sembra avviarsi al tramonto con 19 trofei conquistati e la striscia vincente della Juventus migliore di sempre.
Andrea Agnelli ha iniziato la sua parabola discendente al vertice della Juventus. Il suo ciclo si avvia alla conclusione, specialmente dopo aver fatto evaporare una cifra astronomica in borsa. Se prendiamo il record storico dell’aprile 2019 – quasi 1,7 miliardi – ci accorgiamo dell’incredibile dispersione di valore in quasi 3 anni. E’ stato mandato in fumo 1 miliardo. Quello che il presidente aveva costruito – la trasformazione di una squadra ferita da Calciopoli in un’azienda da 800 dipendenti concepita come media company – si sta sgretolando, con conseguenze ancora imprevedibili.
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Agnelli, conseguenze imprevedibili
Quando Andrea Agnelli venne nominato presidente della Juventus, ricorda la Gazzetta dello Sport, erano altri tempi. Si era nel maggio 2010, il titolo bianconero in Borsa aveva una capitalizzazione di 160 milioni. Dopo aver archiviato ieri l’ennesima giornata negativa a Piazza Affari, l’attuale valore di mercato è di 630 milioni. Molto chiacchierato anche l’ultimo aumento di capitale. La fase cominciata ieri, riservata ai vecchi soci, risente inevitabilmente della bufera. Ma la Juve, guardando all’incasso finale, è blindata: dei 400 milioni l’azionista di maggioranza Exor ha assicurato la sottoscrizione di sua competenza (255 milioni per il 63,8%). Un pool di banche con cui il club ha sottoscritto poi un contratto di garanzia (Goldman Sachs, Jp Morgan, Mediobanca e UniCredit). Si è impegnato ad acquistare le nuove azioni eventualmente rimaste inoptate al termine dell’asta dei diritti inoptati. Il tutto per un ammontare di 145 milioni, cioè la differenza tra il controvalore complessivo dell’operazione e la quota di Exor.