Adesso basta: non è più Juventus. Una squadra che ha bisogno di una scossa. Immediata. In questo modo non se ne può più.
Adesso basta. Non se ne può più. Non se ne può più di vedere una Juventus che non è Juventus, nemmeno nel suo Dna. Nemmeno in quel motto, nemmeno in quelle parole, Fino alla Fine, che l’hanno fatta grande nel corso degli ultimi anni. No. Non se ne può più. E le assenze, tante, pesanti, non possono essere più una giustificazione per Massimiliano Allegri. Lo sono state fino a stasera, fino al fischio finale della gara contro il Benfica che compromette in maniera terrificante il passaggio del turno. La Juventus sta facendo di tutto per uscire prima degli ottavi. Sì, arrivare ed essere eliminati lì è quasi diventata una formalità, ma adesso è troppo. Ah, mai prima d’ora la squadra torinese aveva perso le prime due partite nel girone di Champions League. Un’altra delusione.
Cosa c’è che non va? La prima cosa è la condizione fisica: può una squadra dopo un’ora di gioco essere in debito d’ossigeno? Può, chi subentra, non riuscire a dare uno scossone? Sì, sembra proprio possibile, purtroppo. Può, ancora, la Juventus essere costretta a mandare in campo De Sciglio che non ne indovina più una? Emblematico quel pallone calciato a lato dopo quel fallo laterale battuto a mezzo metro. Ok, non è solo l’esterno il problema, e ci mancherebbe, ma purtroppo lui è la fotografia reale di quello che la Juventus è in questo momento. Una non squadra: nessuna idea, nessuna voglia. Nemmeno quando sei sotto a pochi minuti dalla fine in una gara così importante, fondamentale, nessuno ha la forza, o la voglia, di andare ad azzannare gli avversari, di andare a prenderli altri. Nemmeno quel Vlahovic che ha sempre lottato e che questa sera, vedendosi abbandonato al proprio destino, ha deciso di alzare bandiera bianca.
Ridateci la nostra Juventus
Cos’altro c’è che non va? Forse in questo calderone ci abbiamo messo tutto. Anzi no, manca un’altra cosa: McKennie. Sì, McKennie. Uno che qualitativamente ha fatto capire di non essere un giocatore da Juventus e i suoi gol, ogni tanto, i suoi inserimenti fatti con i tempi giusti, non possono di certo nascondere dei piedi che non sono da Serie A quasi, figurarsi dal Champions League. Ah, dimenticavano: ma Kean? L’Everton sta stappando le migliori bottiglie sul Merseyside.
Si balla anche dietro. Si balla anche in quel reparto che è sempre stato il cardine della Juventus. Che non vince nemmeno più di corto muso. Una volta, quel gol di Milik dopo quattro minuti sarebbe stato custodito gelosamente come un ragazzo che protegge la propria fidanzata nei primi mesi o anni della propria storia. Fa di tutto, quel ragazzo, per arrivare in fondo, chissà, magari all’altare. Una volta, quel gol, la Juve lo avrebbe difeso allo stesso modo. Oggi non è più così.
Unica luce
Un unico faro. Un’unica luce nel buio più totale. Angel Di Maria. Che da solo però non può portare la croce. La qualità non si discute, mai si è discussa. Ma siamo certi che lui, in questo momento, una domanda se la starà facendo. Chi me l’ha fatto fare? Non lo sappiamo nemmeno noi, Angel, chi te l’ha fatta fare.
In tutto questo serve uno scossone. Serve una svolta drastica perché la sensazione è che ancora la mezzanotte deve arrivare. Già in campionato il prossimo impegno contro il Monza è pericolosissimo. Una squadra, quella brianzola, assetata di punti come un vampiro è assetato di sangue e che ha cambiato anche allenatore. Palladino, un ex, al debutto. Lo scherzo è pronto, per una notte dele streghe che potrebbe arrivare in anticipo.