Mercato e Fair Play Finanziario. L’UEFA ha cambiato le regole, ma vediamo cosa ha veramente deciso.
Il calcio cambia o, perlomeno, cerca di cambiare. Almeno un po’. Negli ultimi tempi qualcosa si è mosso, un qualcosa che ha causato tanto di quel clamore che ancora oggi se ne sente l’eco.
Un calcio che vuole cambiare le regole che Nyon, la sede storica della UEFA, detta da tempo immemore. Un calcio che ha bisogno di sempre maggiori introiti dal momento che i costi sono in continua crescita. Sostanzialmente per questo era nato il progetto della Superlega. Nata come competitor della Champions League, è durata soltanto una notte o poco più per via dell’immediato ritiro di quasi tutti i club che vi avevano aderito tranne la Juventus, il Real Madrid e il Barcellona che hanno proseguito imperterrite.
Soltanto qualche giorno fa, a distanza di mesi e dopo il forzato addio di Andrea Agnelli a seguito dell’inchiesta Prisma, la Juventus ha fatto un passo deciso indietro riguardo il divisivo progetto Superlega. Il calcio che vuole cambiare le regole si adegua nuovamente alle regole che la UEFA ha deciso e questa volta le regole riguardano il tetto alle spese.
Mercato e Fair Play Finanziario
Lo spauracchio arabo è all’orizzonte e pertanto a Nyon hanno pensato di correre ai ripari. Dal prossimo 1° luglio entreranno in vigore delle nuove regole che attengono al Fair Play Finanziario.
Soltanto che le nuove norme che fissano il nuovo Financial Fair Play sono decisamente più edulcorate rispetto al passato. Il presidente della UEFA, Aleksander Ceferin, non è è riuscito a far passare un suo vecchio cavallo di battaglia, ovvero il salary cap. Al suo posto un provvedimento più annacquato che impone di non spendere per la rosa, ovvero stipendi ed ammortamenti, una cifra superiore al 70% dei ricavi.
La classica decisione gattopardesca, dove si vuol cambiare tutto per non cambiare niente. Con questa nuova regolamentazione gli equilibri economici del mercato non cambieranno minimamente, dal momento che i club più ricchi continueranno a spendere più di tutti. Potranno, pertanto, continuare ad acquistare i migliori talenti in circolazione avendo la possibilità di offrire loro ingaggi assolutamente improponibili per tutti gli altri.
E così i club della Premier League continueranno ad aumentare i loro già cospicui guadagni mettendosi in tasca tutti, o quasi tutti, i premi derivanti dalle tre competizioni continentali: Champions, Europa e Conference League. Sicuramente la Superlega è stata presentata nella maniera peggiore possibile a livello mediatico e abbisognava di sostanziali cambiamenti, ma si trattava davvero di un’idea tanto sbagliata?