Juve-Bologna, l’episodio del rigore non fischiato su Ndoye l’ha mandato su tutte le furie: “Sono amareggiato”.
Siamo solo alla seconda giornata di campionato, ma già le polemiche ardono. Ieri, a far discutere, è stato l’episodio del calcio di rigore non concesso dall’arbitro Marco di Bello nella sfida tra Bologna e Juventus al 71′, quando i felsinei erano in vantaggio 1-0 ed avrebbero potuto realizzare il gol del raddoppio.
Il nuovo acquisto dei rossoblù, Dan Ndoye, stava per appoggiare rete quando il bianconero Samuel Iling-Junior l’ha tamponato da dietro, “salvando” così la squadra di Massimiliano Allegri da quella che sarebbe stata una probabile sconfitta. Qualche minuto dopo, infatti, è arrivato il pareggio di Dusan Vlahovic. Per l’arbitro il rigore non c’era ed il Var non l’ha richiamato, facendo andare su tutte le furie la panchina emiliana. Apriti cielo. A fine partita Thiago Motta preferisce non commentare (ma il suo viso diceva tutto), concentrandosi su altri aspetti della partita. Oltre all’allenatore italo-brasiliano ad essere arrabbiatissimi erano anche i dirigenti rossoblù, infuriati con il fischietto originario di Brindisi.
Juve-Bologna, il senatore Casini non le manda a dire: “Di Bello da radiare”
Ha commentato l’episodio anche il senatore Pierferdinando Casini, noto tifoso del Bologna, intervistato dal portale Notizie.com.
“Ma come si fa – ha detto il politico emiliano – come si fa a non vedere, col Var. Un grande Bologna defraudato della vittoria, sono amareggiato, deluso e arrabbiato. Questo arbitro va radiato e cacciato all’istante”. “Sono furibondo e amareggiato come tutti i bolognesi – ha continuato Casini – abbiamo fatto una grande partita e io non ho niente contro la Juventus, per la quale nutro rispetto per la storia, tradizione e gli scudetti. Ma quello che è avvenuto è indecente, clamoroso che con Var sia successo tutto questo“. “Indecente e la responsabilità e colpa totale è dell’arbitro che va fermato, è un pericolo pubblico, con tutto che c’è il Var è clamoroso quello che è successo, ma non voglio dire altro perché sarei inopportuno, anche perché una parola è poca due sono troppe”.