Serie A a 18 squadre. Il mondo del calcio studia da sempre soluzioni per migliorare, e migliorarsi. Peccato che non riesca mai a trovare la quadra.
Da poche settimane è partita la nuova stagione del pallone. Neanche il tempo di riprendere un po’ il ritmo dopo la pausa estiva che già tornano a farsi sentire le voci del dissenso.
Le voci di coloro che chiedono cambiamenti, anche radicali, del calcio, della sua organizzazione, della sua gestione. Ciclicamente torna in auge il tema della riduzione delle squadre nel nostro massimo campionato di Serie A. E non è soltanto il pensiero di coloro che rimpiangono un calcio che non c’è più, e che non può più esistere, ovvero quello delle 16 squadre che giocano la domenica pomeriggio, tutte in contemporanea.
Bensì è la proposta che, più o meno, velatamente si lancia al mondo del calcio. L’ultimo, soltanto in ordine di tempo, è stato l’allenatore della Lazio, Maurizio Sarri, che a suo modo, senza peli sulla lingua, ha attaccato frontalmente le istituzioni del calcio accusandole di essere interessate soltanto a spremere il più possibile i calciatori, i veri attori protagonisti dello spettacolo calcio.
Parole diverse, toni magari un po’ più accesi ma la sostanza della richiesta è sempre la stessa. Coloro che hanno in mano il calcio inizino a valutare concretamente l’ipotesi di una riduzione delle formazioni iscritte al campionato di Serie A. Passare da 20 a 18 squadre, è possibile?
Passare da 20 a 18 squadre per alleggerire un calendario sempre più fitto e ridurre gli impegni dei calciatori. In merito a tale ipotesi ha dato la sua risposta il presidente di Assocalciatori, Umberto Calcagno, intervenendo a Radio Sportiva.
Queste le sue parole riportate da tuttomercatoweb.com: “Non è un’idea che si può mettere in campo. Se passassimo in A da 20 a 18 squadre, quelli slot verrebbero occupati da altro“. Per il presidente di Assocalciatori il problema non è il numero delle compagini iscritte al campionato di Serie A, bensì: “dobbiamo capire se c’è un numero massimo di partite, come ci dice chi studia il nostro mondo. Se c’è un numero massimo di minutaggio“.
In prospettiva futura la nuova Champions League renderà ancora più fitto il calendario agonistico prevedendo una prima fase con dieci gare invece di sei. “Il valore economico“, ha proseguito Umberto Calcagno, “è chiaro, lo danno le grandi competizioni e nessuno vuole ostacolare la crescita del mondo ma serve salvaguardare la salute dei protagonisti“. Al momento, l’unico dato certo è il “no” al ritorno alla Serie A a 18 squadre, il resto è fuffa.
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