Sconfitta a tavolino, mano pesantissima del giudice sportivo dopo la maxi-rissa: sono volati calci, schiaffi e insulti.
Sette interminabili minuti. Un lasso di tempo apparentemente breve ma che ai presenti è sembrato infinito. Sì, perché in quel frangente è successo praticamente di tutto sul rettangolo di gioco: non la solita rissa da campetti di periferia, insomma.
Oltre agli insulti sono volati pure schiaffi e calci durante la gara tra Busca e Albese, valida per la quarta giornata del campionato Under 19 regionale del Piemonte. Un parapiglia vergognoso che ha coinvolto non solo gli stessi giocatori ma anche i dirigenti e che ha addirittura costretto il direttore di gara a sospendere il match sul risultato di 0-0. Come riporta Sprintesport.it, a scatenare quella che è successivamente degenerata in una vera e propria maxi-rissa è stato uno schiaffo tirato da un giocatore dell’Albese ad un avversario. L’episodio è avvenuto lontano dalla palla: l’arbitro non se n’è accorto, il portiere del Busca invece sì. Non ha perso tempo e si è affrettato a chiedere spiegazioni, scontrandosi con un dirigente dell’Albese. I due, come si legge nel referto, sono stati entrambi espulsi dopo una serie di reciproci spintoni.
Sconfitta a tavolino, è successo di tutto nella sfida tra Busca e Albese
Da quel momento non si è capito più nulla: un tutti contro tutti, con l’arbitro che è riuscito a fatica ad identificare tre giocatori del Busca e quattro dell’Albese. Tutti espulsi.
Logico, dunque, aspettarsi la mano pesante del giudice sportivo. Sconfitta a tavolino per le due squadre e multa da 100 euro “per il comportamento offensivo dei propri sostenitori nei confronti dell’arbitro, durante tutto l’incontro e sino alla sospensione dello stesso”. Ma le sanzioni non sono finite qui. Il totale delle squalifiche per i protagonisti della maxi-rissa è di poco più di due anni, suddivisi in almeno due mesi di squalifica per ciascuno dei calciatori coinvolti. Per un tesserato, infine, i mesi di squalifica sono quattro: “Nello specifico – si legge sempre nel referto – si “distingueva” in quanto rincorreva e prendeva a ceffoni sul volto e sul braccio sinistro un avversario, lasciandogli evidenti segni, e cercando di colpirlo anche con un calcio diretto all’addome, che veniva schivato”.