A Torino ne sono successe di tutti i colori e il giudice sportivo è stato perentorio: che mazzata la maxi squalifica.
Alla fine aveva chiesto scusa. Ma il pentimento, si sa, per quanto apprezzabile, non sempre sistema le cose. E questa storia ne è la dimostrazione, visto e considerato che è stata punita per il suo grave gesto sebbene si fosse premurata, per l’appunto, di porgere le sue scuse alla “vittima”.
È probabile che questo preambolo abbia stuzzicato la vostra curiosità, per cui non intendiamo dilungarci oltre. Passiamo, perciò, ai fatti. La storia alla quale finora abbiamo solo accennato a che vedere con il Cenisia, squadra che nella stagione 2023-24 sta partecipando al campionato di calcio di Promozione Girone D in Piemonte. Cenisia è un quartiere di Torino con una grande tradizione calcistica alle spalle, per via della scuola in cui si sono allenate, in tempi non sospetti, parecchie promesse del calcio nostrano.
L’Under 15 del Cenisia, tuttavia, si è vista suo malgrado protagonista, nelle scorse ore, di un fatto ben poco piacevole. Un episodio che ha costretto il giudice sportivo ad emettere una sentenza piuttosto pesante che potrebbe avere delle ripercussioni sul campionato regionale. A meno che, s’intende, il ricorso che sicuramente la squadra presenterà non venga accolto.
Dirigente sotto accusa a Torino: la decisione del giudice sportivo
Vi starete legittimamente chiedendo, a questo punto, cosa sia accaduto di così grave. Ecco, secondo il comunicato ufficiale, la dirigente Silvia Quazzo sarebbe stata squalificata fino al prossimo 19 luglio 2024.
La decisione del giudice sportivo avrebbe fatto seguito alla “condotta gravemente irriguardosa – si legge – nei confronti dell’arbitro, in occasione dell’infortunio occorso al n. 7 Chuks Chinedu, concretizzatasi in un contatto fisico al limite della condotta violenta”. “Nello specifico – spiega ancora il comunicato – la signora Quazzo, dopo essere entrata in campo senza autorizzazione, spintonava l’arbitro e lo strattonava più volte, prendendolo violentemente per un braccio e causandogli, con tale azione, un graffio all’avambraccio, che era scoperto”.
“Alla notifica del provvedimento disciplinare – così dice infine la nota – la sigora Quazzo rivolgeva ingiurie all’arbitro. Si apprezza il fatto che la dirigente abbia porto le proprie scuse al termine della partita, ma tale presa di coscienza – ha deciso il giudice sportivo – non vale ad attenuare la gravità della sua condotta“.