Report UEFA, in Italia i conti tornano quasi per tutti. Il massimo organismo calcistico europeo ci ragguaglia sullo stato di salute dei club.
Conti in rosso, bilanci impresentabili, plusvalenze più o meno fittizie, regole del Financial Fair Play regolarmente disattese. L’UEFA prova a mettere un freno a questo andazzo che spesso vede i più furbi andare avanti a scapito di chi, tra mille difficoltà, tenta di rispettare le norme vigenti.
Il massimo organismo calcistico europeo ha pubblicato il primo report che ci fa conoscere lo stato di salute dei club. “The UEFA European Club Finance and Investment Landscape” è un’analisi della Federcalcio europea sui conti dei club del Vecchio Continente. L’attenzione riguarda, esclusivamente, l’aspetto economico-finanziario.
Ogni anno il calcio diventa sempre più ricco poiché crescono i ricavi ma, al tempo stesso, aumentano anche i costi. Il report ha concentrato la sua attenzione sul costo del personale, che rappresenta la voce primaria di spesa per ciascun club, e che include il personale tecnico, amministrativo, oltre, ovviamente i calciatori con i relativi stipendi.
Report UEFA, in Italia conti tornano
La stagione 2023-2024 rappresenta l’anno zero verso un sistema di norme che regoleranno il nuovo Fair Play Finanziario.
Il rapporto tra costi della squadra e ricavi rettificati sarà determinato da paletti ancor più stringenti. Nella stagione 2023-2024 la soglia massima prevista tra costi e ricavi sarà del 90%, salvo scendere all’80% nella stagione 2024-2025 ed arrivare fino al 70% nell’annata 2025-2026. Nel report pubblicato dalla UEFA, che comprende i club che hanno i maggiori costi, compaiono tre società italiane: Juventus, Inter e Roma.
Analizzati i conti delle tre italiane risulta come sia la Juventus che l’Inter rientrerebbero nei nuovi parametri del Fair Play, anche in quelli più rigidi. La Juventus, infatti, ha un rapporto costi/ricavi del 65%, l’Inter del 60% che, in moneta sonante, vuol dire circa 53 milioni di euro di costi in meno. La Roma è, invece, il club italiano che rischierebbe di più con le nuove norme dal momento che il suo rapporto costi-ricavi è pari all’83%.