Stop Juventus, esplode la rivolta. Capita spesso che il calcio lanci dei messaggi sbagliati. Capita anche che assuma atteggiamenti incomprensibili.
“Il calcio è pur sempre uno sport“. Lo si dice sempre magari all’indomani di qualche episodio increscioso. E’ uno sport che spesso, però, lancia segnali errati. Li inviano, più o meno volontariamente, i protagonisti di suddetta disciplina.
Atteggiamenti in campo, dichiarazioni in video o sui social, di calciatori, allenatori, dirigenti che lanciano dure accuse, sputando veleno ed insulti. Che il calcio è pur sempre uno sport dovrebbero ricordarlo per primi proprio coloro che di questo sport sono gli attori principali o, come minimo, co-protagonisti.
Il segno che si è nei pressi di un punto di non ritorno è che ormai ci si è abituati a certi atteggiamenti, ad un certo tipo di linguaggio aggressivo, intimidatorio e volgare. Ci si è abituati a questo clima di ‘guerra perenne’ contro chi dovrebbe essere soltanto ‘un avversario’.
Un tale clima è di per sé già decisamente fastidioso quando attiene al mondo del calcio professionistico, ma diventa insopportabile, ed inaccettabile, quando viene trasportato, pari pari, nelle categorie inferiori fino a ‘toccare’ i bambini che si affacciano entusiasti al gioco del calcio.
Stop Juventus, esplode la rivolta
E mentre si parla di calcio, inteso come sport, leggere le dichiarazioni come quelle rilasciate dal direttore generale del Gassino San Raffaele, Pier Cesare Uras, formazione torinese che opera anche nel sociale ed affiliata al Torino, lascia interdetti e fa male.
“In Piemonte la Juventus impedisce ai club legati al Torino di partecipare ai tornei dedicati ai bambini dai 7 ai 13 anni, nei quali sono iscritte le Academy e le società legate ai bianconeri“. Dallo scorso autunno il Gassino non è stato più invitato in tornei dove sono iscritte società in orbita Juventus.
Una situazione spiacevole a cui si sta cercando di porre rimedio. Poiché le uniche vittime di tali folli decisioni sono i bambini. Per questo si attende un incontro che veda coinvolti anche i dirigenti del vivaio della Juventus per comprendere il perché di tale atteggiamento e cercare, proprio per il bene dei bambini, di trovare un’immediata soluzione al problema.
E se “Il calcio è pur sempre uno sport” deve essere, esclusivamente, inclusione, non esclusione. Soprattutto quando i protagonisti assoluti sono i bambini.