La Serie A sull’orlo del baratro. Vi sono numeri che inducono a profonde riflessioni. Il calcio italiano ha questo genere di numeri.
Che il calcio italiano non stia attraversando il suo miglior momento non è un grande segreto. La situazione economica-finanziaria di tante, troppe società italiane ha raggiunto, e superato, i ‘normali’ limiti.
Finché questa preoccupante situazione viene soltanto raccontata a parole non si focalizza, nella giusta maniera, la gravità del problema. Ma quando sono i numeri a parlare, non ci sono commenti, occorre soltanto leggerli ed allora si avrà un quadro decisamente più preciso della situazione in cui versa il nostro sport preferito. Almeno, buona parte di esso.
Perché, anche nel calcio, non si può fare di ogni erba un fascio e mettere insieme dirigenti che continuano nelle loro gestioni dissennate con chi, fra mille difficoltà, tenta di rispettare tutte le regole del gioco. Purtroppo, però, per il calcio italiano, chi rispetta fino in fondo le regole è un’esigua minoranza.
L’inchiesta annuale della Gazzetta dello Sport sui bilanci delle società di calcio è un faro puntato contro la malagestione che continua, imperterrita, a prosperare tra le società. Insieme alla malagestione, però, prosperano i debiti che rischiano di arrivare, da un momento all’altro, ad un punto di non ritorno.
La Serie A sull’orlo del baratro
E se a parlare devono essere i numeri, le parole che escono fuori dovrebbero terrorizzare. Un profondo rosso da 427 milioni di euro.
L’inchiesta sottolinea come siano stati anche contabilizzati ben 587 milioni di euro di plusvalenze dalla vendita dei giocatori, quasi un record. Eppure neanche questi numeri sono riusciti a tamponare le perdite.
Tranne gli anni della pandemia, un unicum in tutti i sensi, in Italia era dal 2004 che non si registravano numeri così negativi. Le società che presentano le perdite più alte sono la Juventus, l’Inter e la Roma. Tra le grandi del nostro calcio Napoli, Milan ed Atalanta sono quelle meno indebitate.
L’inchiesta della rosea ci fa sapere come la Fiorentina ed il Monza siano le uniche due società che non hanno debiti con le banche. Fondamentale, in tal senso, il forte apporto delle due proprietà. Non tutto il calcio è malato. Ma il tanto, troppo calcio ‘malato’ rischia di contagiare il poco che di ‘sano’ c’è nel ‘nostro pallone’.