Manovra stipendi Juventus, l’ex dirigente bianconero non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca: in ballo i 10 mesi di squalifica.
Un anno fa, più o meno di questi tempi, la Juventus si ritrovò improvvisamente con un -15 in classifica per via dell’ormai famigerato caso plusvalenze. Una mazzata davvero devastante per i bianconeri, che nel giro di qualche giorno sprofondarono in classifica.
Da quel momento è iniziato una sorta di “braccio di ferro” con la giustizia sportiva. Prima i punti di penalizzazione sono stati “sospesi” in seguito alla vittoria, solamente parziale, del ricorso. Poi, a fine campionato, quel segno meno è ricomparso nella graduatoria (con uno sconto) impedendo alla Signora di restare tra le prime quattro e ottenere la qualificazione alla Champions League. La Juventus ha chiuso il campionato al settimo posto ma non ha potuto partecipare neppure alla Conference League per via della squalifica da parte dell’Uefa, accettando di rimanere un anno fuori dalle coppe. Tutto era cominciato a novembre 2022, nel bel mezzo del Mondiale di calcio, con le dimissioni dell’ex presidente Andrea Agnelli e del’intero Consiglio d’amministrazione.
Manovra stipendi Juventus, Agnelli fa di nuovo ricorso
Un fulmine quasi a ciel sereno per una società che fino a poco tempo prima non sembrava potesse essere scalfita dagli sviluppi dell’inchiesta Prisma.
Fatto sta che, alla fine, Agnelli è stato l’unico a rifiutare il patteggiamento valutando così l’ipotesi ricorso. Ed oggi ne ha presentato un altro, sempre presso il Tar del Lazio. Stavolta contro la decisione del Collegio di Garanzia del Coni di comminargli ulteriori 10 mesi di squalifica – per il caso plusvalenze la sanzione era stata di 2 anni – per la cosiddetta “manovra stipendi”, l’altro filone dell’inchiesta.
Come spiega il quotidiano torinese La Stampa, si contesta la decisione con cui “l’organo ha dichiarato in parte inammissibile e in parte infondato il ricorso di Agnelli contro la decisione della Corte Federale di Appello della Figc, con la quale è stata riformata la decisione di primo grado con la condanna dello stesso Andrea Agnelli alla sanzione dell’inibizione della durata di 10 mesi e dell’ammenda di 40mila euro”.