Devastante lutto in queste ore in casa Juventus: lacrime e commozione per la grave perdita. “Riposa in pace”
Una Juventus forza 3 fa sognare i suoi tifosi. Dopo il 3-0, a domicilio, contro il neopromosso Como, la ‘Vecchia Signora’ ha liquidato, al ‘Bentegodi’, con il medesimo score l’Hellas Verona, giustiziere del Napoli dell’ex Antonio Conte.
È, dunque, una ‘Vecchia Signora’ che vince, diverte che, soprattutto, mette in mostra i suoi baby gioielli. Se contro gli scaligeri il mattatore è stato Dusan Vlahovic, autore di una doppietta (il secondo gol dal dischetto degli undici metri), il giovane Samuel Mbangula, dopo il gol contro il Como, ha di nuovo incantato: il classe 2004 ha servito l’assist per il momentaneo 2-0 dell’altro baby, Savona, e si è procurato il rigore poi, come detto, trasformato dall’attaccante serbo.
Tuttavia, l’entusiasmo dei bianconeri per l’ottimo avvio di campionato è funestato da un tremendo lutto che ha sconvolto tutto il mondo del calcio: la scomparsa, a 76 anni, di Sven Goran Eriksson. L’ex allenatore, tra le altre, di Roma, Fiorentina, Lazio e Sampdoria, aveva annunciato appena 7 mesi fa di essere affetto da un tumore al pancreas allo stadio terminale e che, quindi, gli sarebbe rimasto da vivere poco meno di un anno.
Ebbene, anche la Juventus ha voluto unirsi al cordoglio per la scomparsa dell’ex Commissario tecnico della Nazionale inglese (primo straniero nella storia della Nazionale dei Tre Leoni) che ha guidato dal 2001 al 2006. La ‘Vecchia Signora’ ha salutato l’allenatore svedese con un semplice ma significativo “Riposa in pace, Sven“. Eh sì, adesso potrà davvero riposare, Sven, che nella sua carriera non si è mai fermato e che ha allenato in mezzo mondo.
In Italia le più grandi soddisfazioni se le è tolte alla guida della Lazio con cui ha vinto, tra l’altro, lo scudetto, nel 2000, e una Coppa delle Coppe. Il tricolore, invece, lo ha solo sfiorato sulla panchina della Roma nella stagione 1985-1986 quando, alla penultima giornata all’Olimpico, i giallorossi clamorosamente scivolarono per 3-2 contro un già retrocesso Lecce spianando così la strada alla Juventus.
Nel prestigioso palmares di Eriksson anche tre campionati lusitani alla guida del Benfica, con tanto di finale di Coppa dei Campioni nel 1990 (ko per 1-0 per mano del Milan degli olandesi e di Sacchi). Insomma, ci ha lasciati per sempre un grande protagonista del calcio, eppure già da ora a mancarci sono soprattutto la sua cultura (parlava fluentemente 5 lingue), la sua classe, la sua sottile ironia e il suo aplomb da perfetto gentiluomo.
Ne ha fornito un saggio anche con le commoventi parole con cui si è congedato nel documentario ‘Sven’ trasmesso qualche mese fa da Amazon Prime: “Sì, ho il cancro ma non dispiacetevi, sorridete, godetevi la vita e ricordate i bei tempi“. Sì, Sven, ricorderemo i bei tempi e anche le emozioni che ci hai regalato seduto sulla panchina di una squadra di calcio.
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