Nuovo attacco nei confronti di Sinner durante gli US Open: il collega rincara la dose sull’altoatesino
Jannik Sinner ha risposto sul campo a tutto il caos mediatico che ha subito in questi ultimi giorni dopo essere risultato positivo ad una sostanza considerata dopante.
Il numero uno del mondo ha manifestato a più battute la sua innocenza e la sua totale buona fede all’interno della vicenda, nonostante qualcuno abbia messo in dubbio la sua professionalità. Jannik ha continuato dritto per la sua strada e ieri al debutto agli US Open, ultimo Grande Slam della stagione, ha dimostrato la sua forza vincendo una partita all’apparenza semplice contro McDonald che però si è complicata.
Sinner ha vinto al quarto set (2-6, 6-2, 6-1, 6-2) dopo essere andato sotto nel primo set. Una rimonta al quale ci ha spesso abituato in questi mesi ma che ieri, con tutti gli occhi puntati addosso, non era così scontata. Intanto però non ha speso parole gentilissime il collega Nick Kyrgios.
Il tennista australiano ha rilasciato un’intervista esclusiva a ESPN, sottolineando come non fosse d’accordo sulla decisione di continuare a far giocare Sinner dopo quanto accaduto.
Lo ha fatto usando parole piuttosto colorite e ieri ha rincarato la dose in telecronaca, mentre commentava la partita tra Ben Shelton e Dominic Thiem per l’emittente televisiva statunitense che lo ospiterà in queste due settimane degli US Open. “Non sarò amichevole con lui come ero prima quando sarò nello spogliatoio“. Questo è stato il suo primo duro commento. “Non ho nulla contro Sinner a livello personale, è uno dei più grandi tennisti che abbiamo in questo momento e so quanto sarà prezioso per i prossimi 15 anni. Ma se si guarda a Jenson Brooksby, a giocatori a cui è stata tolta la carriera per un anno, e a qualcuno come Sinner che ha fatto di testa sua”.
Kyrgios ha proseguito nella sua analisi: “Credo che per la maggior parte del tempo abbia avuto la ragione sulle sue condizioni. Non credo che questo sia stato giusto e uguale per il resto del tour. Ogni fisioterapista che lavora per un giocatore ha a disposizione una lista di sostanze proibite, il motivo per cui la sua squadra utilizza una sostanza vietata, non necessaria in questo sport, è un’altra questione. Persone come Alcaraz sono state interpellate e sono rimaste neutrali al riguardo”, conclude il tennista australiano.
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